L’Istat ci ha detto che l’inflazione è salita al 2,4 per cento. Non è il caso di entrare sull’attendibilità dell’Istituto centrale di statistica. Se esso sottostimi o meno, l’andamento reale dei prezzi e dunque se la foto che scatta sia più o meno nitida. Infatti ciò che conta nel nostro ragionamento è che comunque la crescita dei prezzi (parametri giusti o sbagliati che siano) in termini relativi c’è stata. Ciò è molto preoccupante. L’inflazione è il virus peggiore di una moderna economia di mercato. La crescita dell’attività economica inevitabilmente porta con se tensioni sui prezzi. Ma l’Italia praticamente non cresce da anni. Dunque un balzo dell’inflazione in un contesto di debole ripresa eocnomica è come una polmonite per un malato terminale. E le ragioni per le quali i prezzi salgono è anche perchè si tende a mantenere vasti settori dell’economia protetti dalla concorrenza. Certo la componente energetica è importante: ma conviene non sopravvalutarla. Ed anche in questo caso è innegabile che il costo dell’energia in Italia sia superiore al resto dell’Europa per la dissennata scelta politica di dipendere quasi esclusivamente dal petrolio. Noi balliamo, ma tra pocco ci tolgono da sotto i piedi anche la pista. Per quanto riguarda la musica, essa, da tempo, gracchia.