Dalla Duna alla Chrysler
[photopress:duna.jpg,thumb,pp_image]Tre buone ingredienti automobilistici per la zuppa liberale.
Il presidente Obama ha abbandonato la sua iniziale idea di mantenere in vita con i soldi dei contribuenti le sue Tre case automobilistiche di Detroit. Il punto, ha detto la settimana scorsa, è che debbono reggersi con i loro bilanci e non con gli aiuti pubblici.
Inoltre vincolando la vita di Chrysler all’accordo con Fiat ha, in questo caso, buttato a mare il principio Buy American. Un pericoloso virus nazionalista presente nel piano di 787 miliardi di euro. Il lavoro verrà mantenuto in Usa: ma alla fine dei conti una società straniera si compra un complesso aziendale americano. Non si può definire certo un atteggiamento protezionistico.
Infine la Fiat. Da queste parti non si amano gli aiuti che i contribuenti negli anni le hanno regalato. Ma, per onestà intellettuale, si devono ammettere due cose:
1. Gli aiuti recentemente avuti non sono neanche paragonabili a quelli che i suoi concorrenti hanno ricevuto in giro per il mondo.
2. Evidentemente la sua tecnologia ha un buon valore se grazie ad essa Marchionne può comprarsi il 35 per cento di un’azienda sì tecnicamente fallita, ma ancora con una quota di mercato come la Chrysler.