[photopress:amplifon.jpg,thumb,pp_image]Oggi, mentre tornavo dalla mia prima e lunga assenza estiva, ho fatto un balzo nella cucina dell’intecity che mi riportava a milano, mentre impastavo qualche idea per il mio rientro. Ma avete letto pagina 17 del sole 24 ore di oggi? No, certo che no. Tanto vale leggere il Ft con due giorni in anticipo per sapere la pappa che ci sta preparando Riotta ( il direttore del foglio rosa sempre più sbiadito). Ma questo è un altro pasto. Ritorniamo al menu principale. Oggi sul Sole Orazio Carabini ci rivela come una delle più innovative imprese milanesi molla assolombarda. Amplifon, anche se con eleganza, sbatte la porta e si risparmia così la quota associativa. Ma che senso ha, si chiede più o meno il suo ad Moscetti, rimanere in una teritoriale il cui presidente è un manager pubblico? Niente contro il neopresidente Meomartini, ma tra un’azienda che tutti i giorni battaglia sul mercato e una che affitta tubi per il passaggio di gas in quasi totale monopolio, ci sono priorità diverse. Amplifon ha 7600 dipendenti, fattura 650 milioni e il suo peso si “sente” in tutto il mondo. E di questa Confindustria se ne impippa. Ma riesce a farlo con un garbo e al tempo stesso una durezza che da queste parti ricordano la migliore imprenditoria meneghina che con la politica trafficava il minimo indispensabile. Grande Moscetti. La confindustria perde molto con la sua dipartita. Ma la sua intervista di oggi scalda i nostri fornelli.