Fini e le ipocrisie
Cari commensali qua sto cucinando un po’ troppa politica e poca economia. Insomma la zuppa ha cambiato un po’ gusti, ma ritorneremo alla base. Veniamo al nostro Fini. Dico subito che l’ingrediente, se preso da solo, non è sempre indigesto. Intendiamoci non mi dispiacciono le quattro idee in croce su cui si sta costruendo una reputazione: economia di mercato, grazie alla spezia saporita dell’ottimo Benedetto della Vedova. E anche sulle intercettazioni, la posizione mi sembra più equilibrata di quella iniziale governativa. Non parliamo poi di bioetica, in cui le posizioni finiane sono decisamente più laiche rispetto a quelle della maggioranza. Ma, vi prego, continuate ad assaporare questa zuppetta. E non fermatevi a questo primo boccone. Fini è, come dicevano dalle mie parti quando si girava con il Sì e il Monclair andava di moda, falso come un gettone. Ha detto e sostenuto tutto e il contrario di tutto. Pratica il garantismo a giorni alterni e la libertà di mercato solo quando gli fa comodo. Si scandalizza, per dirme una, di Caliendo che parla con i buffoni della P3 e poi si porta a casa tal Granata, che di Cuffaro (che i manettari hanno sempre considerato un mafioso) è stato assessore. Si scandalizza, e giustamente, delle case di Scajola, e non di quelle dei suoi compagnucci di Ansedonia (Tulliani family). Occorre che si metta d’accordo con se stesso. Chiede a gran voce la libertà di stampa e sottovoce il licenziamento di Feltri.
Il punto resta il risultato finale. Fa bene tutto ciò alla vita di questo paese? Anche qui non si è può essere solo dei tifosi. L’uscita dalla Pdl della pattuglia dei finiani è positiva: è tutto più chiaro. Non riesco a capire cosa ci sia di illiberare nel pretendere che un partito (tale mi sembra essere il Pdl) si fondi su principi comuni. Ma la pretesa del Cav che molli la presidenza della Camera mi sembra eccessiva. Legittima come tutte le richieste politiche. In questo caso il Cav confonde il piano istituzionale con quello politico.
E fa male. Il Cav è libero di sospendere e espellere chi gli pare dall’organizzazione politica che ha messo in piedi. Ma la Camera non l’ha messa in piedi il Cav e lì, evidentemente, le cose necessariamente e fortunatamente si complicano.