La Bce di Draghi
Il governatore della BItalia ha rilasciato un’intervista alla Faz ieri. Il giornalista ha fatto la domandona: come si fa ad avere un solo tasso di interesse per 17 economie diverse, molti politici si opporrano ad un loro aumento visto la debolezza delle loro crescite. E Mr Draghi risponde così: “Non serve neanche ai paesi deboli una crescita di quelli forti se questa è accompagnata da inflazione. Se le economie deboli non sono cresciute negli anni passati pur in presenza di un tasso di riferimento quasi pari a zero, le ragioni della loro debolezza non sono da ricercare nella politica monetaria, ma altrove. E infine, dopo la crisi il fattore determinante per gli investimenti è il premio al rischio. Se la stabilità dei prezzi è minacciata, un aumento dei tassi di riferimento riduce i premi al rischio: ne beneficiano anche i paesi a crescita lenta”.
Traduzione: Draghi sa che i tassi di interesse europei sono destinati presto a crescere e i paesi come l’Italia che crescono poco non influenzeranno minimanete le scelte di Francoforte. Il rischio è che le nostre imprese dovranno nel prossimo futuro non solo avere la burocrazia più costosa d’Europa, le tasse più alte, gli adempimenti più macchinosi, la giustizia più lenta, ma anche tassi di interesse più alti. Oggi il cavallo italiano non beve ma sopravvive, domani rischia di morire