Il cuoco è decisamente combattutto. Mario Monti ha studi e letture decisamente più liberali del suo predecessore Tremonti. Sulla carta ci fidiamo di più del prof della Bocconi rispetto al commercialista di sondrio. Ma è anche vero che il divo Julius ci aveva regalato due libretti niente male: 100 tasse inutili, e il falò delle imposte. La memoria mi può ingannare sui titoli esatti, ma non sul contentuto di semplificazione del sistema e di riduzione delle aliquote che chiedeva. Dopo di ciò sono arrivati i “rischi fatali” e il Tremotni colbertiano, spezia che da queste parti non si consuma. Insomma tornando a Monti le sue idee le troviamo essenzialmente negli articoli del Corsera (a proposito ma Monti ha mai scritto qualcosa di scientifico? chiediamo aiuto ai commensali; qua si sono trovate solo raccolte di articoli e pochi saggetti della Angeli) e sulla carta appunto non sono male.
Ma come il caso Tremonti insegna la pratica di governo può portare molto fuori strada rispetto alla pratica di via Solferino. Per quale dannato motivo dovremmo dare una totale apertura di credito ad un professore di idee certamente liberali, non eletto da nessuno, solo sulla base dei suoi articoli corrieristi? é sufficiente il suo stile sobrio (che palle anche con questa sobrietà) e la sua capacità di relazione in europa per farcelo piacere?
Insomma vediamo. Dobbiamo aspettare ancora qualche giorno e vedere se i suoi primi decreti conterranno oltre al solito aumento delle imposte (popolare nei salotti che contano e che in genere non le pagano) anche qualche robetta tosta per la quale valeva la pena mettere su un governo di nominati. Attributo che un tempo si riservava sdegnosamente solo ai nostri parlamentari, in virtù della legge elettorale di cui disponiamo.