Un giorno il cuoco scrisse che gli sembrava assurdo che ci fosse un geometra (laureato) a certificare il grado energetico di una vecchia ed energivora casa a Milano per il semplice affitto. Mi scrisse il presidente dei geometri laureati dicendo che ero un cretino e non capivo l’importanza della certificazione energetica. Un giorno, molti anni fa, mi misi a raccogliere le firme per l’abolizione dell’ordine dei giornalisti. E i miei colleghi mi spiegarono l’importanza per una società moderna della correttezza dell’informazione, e poi la deontologia e il bene collettivo. I commercialisti hanno pensato di far capire che disastro ci sarebbe in Italia se riducessimo i collegi sindacali, solo per alcune società, da tre ad uno, con una violenza verbale inversamente proporzionale agli argomenti portati. Attaccandosi ad una mia battuta sui capelli di Siciliotti che solo una categoria di persone con zero autoironia può confendere per un insulto. Gli avvocati non mi perdonano un mio vecchio post, sempre in questa zuppa, in cui attaccavo il disegno di legge sulla riforma delle professioni sponsorizzato all’epoca dal ministro Alfano.
Potrei continuare la lista. Ma tutte le professioni hanno delle buone ragioni. I geometri con i loro certificati energetici; gli avvocati con le loro tariffe, i notai con l’importanza del registro, e così via. Anche i chiropratici con il loro ordine sono stati regolarizzati per il supremo bene collettivo.
E tutti sono insieme accumunati dall’idea che ci sia ben altro da riformare. E soprattutto che ci sia una massa di politici ladri che rappresenta il vero problema dell’Italia.
Ma sapete che vi dico: il problma siamo noi. Tutti incistati nel nostro piccolo bozzolo a rosicchiare un po’ di spazio vitale. Ci fa schifo il mare aperto. I commercialisti, loro sì con grande superficialità, sparano addosso a colui che per anni li ha difesi per il loro disastrato lavoro indotto da una normativa fiscale da terzo mondo. Ma dalla chiusura al dialogo mi sono convinto che la loro corporazione, cosa che non pensavo fino a pochi giorni fa, sia simile a qualsiasi altra corporazione:Buona per i convegni, pessima per il mercato. Chi cita il bene collettivo non ha argomenti migliori per difendere se stesso. Gli ordini lo invocano a loro protezione, così come i politici lo sublimano a giustificazione della loro sopravvivenza.
Il fenomeno, sia chiaro, non è solo italiano. Pensate alla mafietta, si fa per dire, degli avvocati in America, apparentemente liberalizzata. Ma da noi c’è quella sorta di favolosa ipocrisia catto-cristiana che ci racconta la palla del bene comune. Ma fateci il piacere che al nostro bene ci pensiamo da soli. E comunque non vogliamo che ci pensi un qualche ordine.
ps Molti privatamente, mi hanno scritto sulla questione dei collegi sindacali. Soprattutto molti giovani mi hanno parlato dei soprusi negli studi di commercialisti. E alcuni con grande competenza e garbo mi hanno detto cosa cambierebbero per facilitare la vita alle piccole e medie imprese. Ecco a tutti loro sono grato. Ma invito costoro a prendere posizione pubblicamente sul blog e a non nascondersi ai loro colleghi più “ordinati”.

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