La controriforma del Lavoro
Cerchiamo di cucinare un piatto base. Quello di un imprenditore con 10 dipendenti che voglia assumere con un contratto di apprendistato un giovane ancora non formato. Diciamo con una retribuzione di 1500 euro lordi per tredici mensilità. Con la controriforma Fornero siamo obbligati ad assumerlo per minimo sei mesi, mentre prima potevamo fare una prova anche più breve. Fino ad oggi era possibile assumere un apprendista per ogni dipendente. Da domani il rapporto sale a due apprendisti ogni tre lavoratori. Inoltre con la legge Fornero sarà possibile assumere apprendisti solo se nel triennio precedente risultano stabilizzati almeno metà dei contratti di apprendistato svolti.
Il principio ispiratore è semplice e non vale solo per le nuove norme riguardo all’apprendistato. L’imprenditore è più o meno un farabutto: questa è la regola. E la legge illiberale stabilisce dei paletti certi per l’utilizzo di questo contratto. Esempio banale. Se nel triennio precedente le cose non sono andate bene o la scelta delle persone non è stata ben fatta, non posso per legge più assumere con questo strumento nuove professionalità da formare.
La Fornero l’ha detto chiaro: il modello a cui si ispira la riforma del lavoro è quella del contratto dipendente a tempo indeterminato.
Oltre agli aspetti regolamentari ci sono quelli fiscali.
Fatto 1500 lo stipendio mensile del mio apprendista, avrò, grazie alla riforma Fornero, un aggravio di contributi per 255 euro l’anno. Inoltre, se dopo tre anni, non ho intenzione di confermare l’apprendista devo pagare una tassa aggiuntiva di poco meno di 1500 euro. Spero di assumerlo, ma devo comunque mettere in conto che se tra tre anni per i più diversi motivi io non possa farlo devo pagare.
Tirando le somme la scommessa sull’assunzione di un apprendista ha un costo aggiuntivo di 2200 euro sul triennio, pari a 737 euro di costo del lavoro in più all’anno per l’imprenditore.
A parte i quattrini, che i benpensanti considerano come i bruscolini quando a pagarli sono gli altri, è il principio che non va. L’imprenditore per formare un dipendente deve pagare più contributi del passato. I 700 e rotti euro di costo del lavoro in più all’anno non vanno nelle tasche del lavoratore, ma in quelle dello Stato. Il buon fine è quello di evitare abusi, la realtà è quella di rendere sempre più probabili gli stessi.
Rete imprese italia che dovrebbe rappresentare i piccoli imprenditori che fa? dorme? o pensa al futuro politico dei suoi leaderini.