Alitalia, Benetton, Fs e la concorrenza
In una recente intervista Benetton ha detto di essere pronto ad investire a Fiumicino, se non sbaglio, l’astronomica cifra di 12 miliardi. Ovviamente a condizione che vengano adeguate le tariffe. Basterebbe un decimo di quanto annunciato da Benetton per farlo funzionare alla grande. Dopo un anno di pendolarismo, tutti i fine settimana, sulla tratta milano-roma, il cuoco è in grado di dirvi che Fiumicino è una buona approssimazione di come funzionano le cose in questo paese: male. E la responsabilità non è solo della politica: anche i privati ci mettono del loro. Chi assapora la zuppa da tempo sa bene che da queste parti non ci sono pulsioni anticapitaliste. Ma fatevi 50 fine settimana a Fiumicino e vi renderete conto di come un servizio vitale come l’areoporto della capitale sia gestito coi piedi. Anzi sia gestito sapendo che non se può fare a meno e dunque senza alcuno incentivo a miglioralo. E a farlo sono dei privati. Non so se Benetton o Palenzona abbiano mai provato il servizio offerto, ma il loro fallimento è totale. L’alternativa c’è e si chiama treno, per chi ha la necessità di fare solo la roma-milano. Quando anche gli irriducibili, come il cuoco, andranno in stazione, Benetton&co si lamenteranno del calo dei ricavi, abbasserranno ancor di più la qualità, e chideranno sempre maggiori tariffe. Diranno che è colpa della politica, ma il merito è solo loro: probabilmente fare pullover&finanza gli riusciva meglio che gestire un servizio. Il pessimo funzionamento di un aeroporto con Fiumicino, oltre a danneggiare l’utente pelato dalle tariffe, danneggia anche il loro principale cliente e cioè l’Alitalia.
Ecco basta vedere i passi da gigante fatti dall’ex compagnia di bandiera per accrogersi di quelli da gambero fati da fco. Sembra un carrozzone pubblico. E lo è. Non fidatevi dei dati sul traffico passeggeri. In un monopolio valgano poco. Bisognerebbe ad esempio vedere quanti hanno rinunciato all’aereo o ci rinunceranno,per colpa dell’aeroporto. Vorrebbe il cuoco avere una cucina della bellezza di Roma! Non basta Fiumicino per rinunziare a Roma, tanto più che ad un turista il supplizio è somministrato una volta nella vita.
Avete mai visto un bagno a Fiumicino? Da quante setttimane non funziona il microfono per gli annunci del gate B2? e prima era un altro. Perchè ai varchi di sicurezza di Linate nello stesso giorno le scarpe dello stesso passeggero seminudo non fanno suonare gli allarmi e a Fco sí? “qua so tarati diversi, semo più sensibili” vi dicono gli addetti alla sicurezza. Quei soliti pressapochisti di milanesi. Avete provato a bervi un caffè espresso a Fco? siete ancora vivi? E le file ai controlli dedicati sulla Roma-milano? non parliamo delle attese del pulman quando, come spesso avviene, non si è al finger! Alitalia ariva puntale, ma non il bus dal parcheggio? All’aeroporto di Kiev c’è il wifi gratis per tutti. A Fco spesso non funziona neanche il farraginoso sistema Linkedin della Freccia Alata. UEeee non scherziamo con i bagagli: i commuter hanno soprannominato i nastri di roma, come le forche caudine. Si fan sconmesse non tanto sul tempo di riconsegna dl bagaglio, ma sul loro arrivo. La logistica e la circolazione di taxi e ncc all’esterno dell’areoporto deve averla disegnata Pollock, ma dopo una dose serie di allucinogeni. Più o meno la condizione in cui, si dice, versasse quasi quotidianamente uno dei tanti manager che si sono succeduti a Fiumicino. Succede, più di una volta ogni 50 puntate, mio metro di misura, che qualche area dei terminal sia senza luce. “a dotto’ deve esse scattata” come in quelle famiglie che con tre kilowatt pretendono di avere ferro da stiro, scaldabagno e forno accesi insieme. una volta anche in Freccia Alata è scattato il contatore: tutti in sala amica, che per l’occasione non è stata cosí amichevole. hanno abolito il lustrascarpe e i carica telefoni, ma in compenso gli addetti dell’american express imperversano da anni e ti offrono la loro carta platino placcadoti come un pusher farebbe con un tossico ad un rave.
Ma questo vale per la parte migliore e nuova dell’aeroporto: il terminal 1. Quello dei voli internazionali, meno utile al pendolare roma-milano, è un business case da Harvard dal titolo: come una famiglia di successo veneta riesce a sputtanarsi nel giro di una generazione. Dalla curva IS-LM alla curva sud.
Si dirà non è tutta colpa del gestore aeroportuale. Palle. Spesso il costo di un biglietto aereo è inferiore a tasse e tariffe aeroportuali. Queste due ultime cifre sono lí a braccetto: a testimoniare quanto un pessimo imprenditore privato sia molto simile al leviatano statale.