Fate presto? Sì, ma cosa
Un milione di licenziamenti nel 2012. Pressione fiscale salita al 52%. Consumi crollati, Pil sceso più del 2%. Nel medesimo sciagurato anno, 80mila italiani sono scappati all’estero: la metà di loro sono giovani. Il traffico autostradale è sceso e abbiamo iniziato a consumare anche meno energia elettrica. Il debito pubblico è cresciuto di 80miliardi e le sofferenze bancarie sono salite a 130miliardi. Vi basta? Per carità di patria e rispetto del lunedì ci fermiamo. Attribuire tutta la responsabilità al governo Monti è scorretto, così come scorretti sono i tecnici che sostengono di aver salvato il Paese. La parola d’ordine della politica che piace è oggi: «fate presto». Sì ma cosa? Si resta sempre nel generico o nell’apodittico. Tagliare è diventato un mantra su cui tutti concordano: per poi un secondo dopo bisticciare su dove andare a muovere le forbici.
La situazione in cui ci troviamo non è figlia di un singolo governo, di un singolo errore. All’inferno si scende a piccoli passi. Ci siamo impaludati in un paradigma economico sbagliato, in un «matrix» fuori dal quale non vediamo altro. Riteniamo che il pubblico, il regolato, la norma, la tassa sia buona e bella; mentre il privato sia sempre avido, predatorio, truffaldino. Ci siamo occupati solo dei fallimenti del mercato, ignorando quanto spesso sia lo Stato a fallire. Due esempi per tutti.
1. Profondiamo energie, dibattiti e norme per combattere l’evasione fiscale. Non comprendendo come essa sia figlia dell’eccesso di fiscalità. Il problema non è l’evasione fiscale, ma l’esproprio fiscale, per il quale i privati non hanno alcun incentivo a produrre, a competere in settori non protetti.
2. Ci occupiamo ossessivamente (a tutti i livelli) di coloro che violano le regole. Cerchiamo di prevenire i comportamenti con una legislazione minuziosa e ossessiva. Il problema oggi è l’eccesso di regole e dei loro sacerdoti (burocrazie e legali) e non di coloro che le trasgrediscono.
Costruire un nuovo paradigma economico basato su meno regole (sopportando così che qualcuno possa esagerare, il che, peraltro, avviene anche oggi) e meno tasse agevolerebbe l’unica rivoluzione utile: ridare ai cittadini la loro libertà di intraprendere e di sbagliare. Togliendo ai burocrati il loro obbligo di controllare e vessare.