Cosa vogliono i nuovi miliardari
Vi potrà sembrare assurdo, ma mentre siamo qui a piangere della crisi economica e delle ricette migliori per uscirne, c’è chi si occupa di come servire al meglio il numero crescente di miliardari, che la prosperità economica mondiale sta generando. I billionaires, così si chiamano, stanno aumentando. E paradosso nel paradosso per discutere di loro si è scelta Villa d’Este a Como. L’incontro, che si è svolto lo scorso week end, si chiama Legal Week Private client forum. Avvocati e banchieri si sono incontrati, a porte socchiuse, per cercare di intercettare al meglio i tanti miliardari che la crescita economica sta generando. Ecco le istruzioni per l’uso, che abbiamo origliato, per godere di questa ricchezza anche noi.
Primo dato: il numero dei miliardari è in crescita. Esponenziale. Non ci sono mai stati tanti ricconi nella recente storia del capitalismo. Provenienti soprattutto dalle aree nuovo mondo. Hanno una grande fame di immobili. Ci sarà, ma di fatto è già in corso, una corsa ad accaparrarsi le prime location (i quartieri più fighetti, traduciamo noi) delle città più cosmopolite: Londra, New York, Tokyo, Hong Kong. Queste città sono lo sbocco naturale di parte dei nuovi capitali internazionali e quindi i prezzi sono destinati a continuare a salire. Non sono citate né Milano, né Roma. Né le nostre straordinarie città d’arte.
I nuovi miliardari e quelli, tanti, che nasceranno nei prossimi anni si sono per lo più fatti da soli. Il riccone di vecchia generazione non c’è più o comunque rappresenta il 20 per cento mentre l’80 per cento sono self made men (in passato – 30/40 anni fa – la proporzione era invertita). C’è un generale interesse dei nuovi ricchi per la filantropia. Si devono far perdonare qualcosa, evidentemente.
Anche l’età del billionaire è diversa da quella a cui eravamo tradizionalmente abituati a concepire. Soprattutto in Israele e Silicon Valley si tratta di persone tra i 25 e i 35 anni che hanno venduto azioni delle loro start up in settori innovativi. Pensate alle recenti operazioni di Twitter e Facebook, solo per dirne due.
Altro tema che arrovella i legali che si occupano di private clients nel mondo è quello delle famiglie non convenzionali e delle conseguenze delle forme di fecondazione assistita. Famiglie di gay, lesbiche ecc pongono nuove questioni successorie e di applicazione del diritto dei trusts. Si tratta di un problema che si pongono i legali di tutto il mondo e che testimonia al contempo come sia cambiata la faccia del tradizionale ricco.
Per arrivare a questioni che ci riguardano più da vicino, dobbiamo spostarci alla Svizzera. Sta perdendo i capitali offshore in quanto si sta adeguando a criteri di trasparenza imposti a livello internazionale. L’attacco alle banche svizzere, il monito degli ultimi G20 per uscire dagli Stati che non ammettono lo scambio di informazioni, le liste Falciani, hanno portato gli istituti elvetici a mettere in atto un piano per forzare la regolarizzazione fiscale dei propri clienti. La Svizzera sa di essere una location internazionale, con personale bancario che parla svariate lingue, con multinazionali del settore farmaceutico, alimentare, chimico, della moda (Zegna) e bancarie di prim’ordine. La sfida è quindi quella di diventare una piazza onshore (cioè fiscalmente pulita) che possa offrire servizi in materia finanziaria e legale a famiglie internazionali. La famiglia con interessi in vari stati, con figli residenti a Londra, Stati Uniti e Asia manterrà in Svizzera il deposito e la gestione dei suoi attivi.
Ma il vero vincitore di questa globalizzazione della ricchezza è Londra. È e sarà il luogo in cui i billionaires vanno a vivere, facendo studiare i figli, mentre in Svizzera saranno depositati i quattrini e gestiti gli averi. Un livello di istruzione eccellente, anche se caro, una tassazione relativamente contenuta, un sistema burocratico e giudiziario semplificato e la dimestichezza ad affrontare culture diverse sono la carta vincente di Londra. La capitale del Regno Unito sembra essersi specializzata: questa è la città per i miliardari. Venite, non tradiremo le vostre aspettative.
L’Italia semplicemente non esiste. L’eccentrico o colto miliardario americano che adorava l’Italia degli anni 50 non c’è semplicemente più. Il suo collega (miliardario) del terzo millennio è un giovane parvenu, vuole servizi, una certa efficienza. Ma soprattutto un’offerta che non sia scontata.