Ma Saccomanni ha mai preso un tram?
L’anno scorso sono state fatte sei leggi sulla casa. E nei prossimi giorni se ne dovrà fare una nuova sull’Imu. Nel 2014 complessivamente gli italiani pagheranno 50 miliardi sugli immobili: una vetta mai raggiunta. Ma ancora non sanno come, dove e quanto pagare. Quello che in futuro capiranno bene è invece l’importo salato delle sanzioni per ritardati pagamenti che saranno costretti a corrispondere per il maldestro casino che hanno combinato i nostri politici al governo.
In una famiglia normale (non diciamo un’impresa competitiva che deve resistere sul mercato), il bambino che fa una marachella del genere viene preso per l’orecchio e messo in punizione in camera sua (tassata). Nel nostro governo, invece, il ministro responsabile, Fabrizio Saccomanni, viene intervistato da Repubblica e ci dice che la crisi è finita, che pagheremo meno tasse e che il problema non sono i burocrati (i mandarini di Stato), ma le leggi. Tocca capire se l’ex uomo forte di Banca d’Italia si senta più mandarino (incolpevole) o legislatore (la legge di stabilità chi l’ha fatta?). E, continua il ministro, la Spagna va meglio di noi perché la sua politica gode di maggiore stabilità. Semplifichiamo: dateci fiducia e l’Italia correrà.
Caro ministro, non ci crediamo. Senza offesa, ma per motivi culturali, non vi crediamo. Lei, quando ha pagato l’ultimo bollettino della Tares? Ha provato a prendere un autobus per andare a Palazzo Koch? Qual è stata l’ultima volta che ha chiamato il centralino dell’Inps o ha fatto una prenotazione per un treno o un aereo? Ci dica al volo qual è la rendita catastale del suo appartamento, oppure come riuscire a procurarsela. E come sta messo con l’Ape? Come, non sa cos’è? Ne avete parlato in una delle sei leggi sulla casa. Ha mai provato a fare una fattura da solo? Lo sa che se non si appartiene ad un Albo professionale si pagano contributi vicini al 30 per cento a cui aggiungere le tasse? E che se le fatture non superano i 1300 euro al mese, rischia di non avere mai una pensione, pur avendo pagato il 30% in contributi? Le segnalo che l’aumento della contribuzione per i professionisti è confermato dal suo governo.
Mentre Saccomanni e, prima di lui, Mario Monti vedevano la luce alla fine del tunnel, gli spagnoli tagliavano gli stipendi pubblici e liberalizzavano il mondo del lavoro (solo per citare due riforme impopolari). Da noi la Corte costituzionale bocciava ogni taglio e il ministro Fornero si inventava una nuova tassa sui licenziamenti. Quelle poche imprese che, tra una gincana burocratico-giudiziaria, riducono il personale, sono costrette a pagare 483 euro per ogni anno di anzianità contributiva del dipendente di cui vorrebbero liberarsi.
A proposito, durante il governo Letta sono saliti a 489 euro. Ma in un’azienda, oltre che su un autobus, ci siete mai stati?