La nuvola e il pallone di Fuksas
Cari commensali, non possiamo resistere e oggi dobbiamo partire con il Maestro. Sì, certo, avremmo voluto parlare dei mercati finanziari e di una riunione a porte chiuse a cui abbiamo partecipato. E tra poco lo faremo. Ma l’Italia è anche il sublime, il gusto, il saper fare e il saper dire. L’Italia è anche il Maestro, l’Architetto, la star. A voi Massimiliano Fuksas. Cosa vuol dire essere un architetto di sinistra, gli chiedono alla fine di una splendida intervista i giornalisti con la schiena dritta del Fatto ? Squilli di tromba, cherubini in estasi e voilà, il Maestro risponde: «Al di là di ogni retorica vuol dire che ogni progetto che fai è legato al contesto, alle persone che ci lavoreranno e ci vivranno». E attenzione, ora arriva il colpo di genio: «Il mio cliente non è il sindaco, è l’essere umano». Noooooo, ma come fa a trovarle? Chi gliele scrive? Quali sostanze si devono assumere per arrivare a queste vette? No dico, l’essere umano… La storia non la conoscete di certo. Ma è semplice: il Maestro ha disegnato una Nuvola favolosa, un centro congressi all’Eur di Roma, che alla fine potrebbe costare ai contribuenti la bellezza di 500 milioni di euro. E che, per ora, dopo una decina di anni, è ancora un scheletro. E di questo non si può certo dare la colpa all’Architetto, semmai alle ditte che vinsero l’appalto.
Secondo la cronaca del Corriere della Sera, Fuksas, però, dal 2001 ad oggi avrebbe incassato una ventina di milioni per la sua maestria tra le nuvole. Il suo cliente sarà pure l’essere umano, ma le parcelle le pagano i più prosaici contribuenti. E Marino, il sindaco più che l’essere umano, gli avrebbe chiesto di lavorare gratis nel 2014 per terminare l’opera. Il Maestro, comprensibilmente, pensando più all’essere umano che al sindaco, avrebbe deciso di mandare tutti a quel paese e financo di togliere la sua preziosa firma all’incompiuta. Bravo, così si fa. Peccato che i giornalisti del Fatto, sempre così attenti ai costi della politica, ai rimborsi spese, alle consulenze, non abbiano inserito nella lunga intervista alcuna domanda su questa parcella. Ma questo è un altro discorso. Quel che conta è il titolo «La mia Nuvola uccisa dai soliti giochi politici». Occhiello: «L’architetto licenziato». Questa è una bella battaglia a difesa del lavoro autonomo e del precariato. Forza compagni, continuiamo così. Siamo con voi. Più nuvole per Fuksas.
Purtroppo la vita non è fatta solo di interviste del Fatto e di Archistar, nella vita ci sono anche riunioni a porte chiuse e ci sono anche i banchieri. Esattamente dove il cuoco si è trovato, mentre a Roma si consumava la tragedia della Nuvola. Un centinaio di banchieri e gestori di fondi ha incontrato una bella pattuglia di aziende italiane quotate sul mercato. Più che banchieri, anche in questo caso, esseri umani. Chissà se per alcuni di loro Fuksas ha disegnato qualcosa. Boh. Perché ve ne parliamo? Per un semplice e banale motivo. Gli uomini della finanza erano tutti piuttosto ottimisti. Siamo come una molla compressa, dicevano, ci vuole qualcuno (Renzi?) che la faccia scattare e tutto risale. La Borsa anticipa. Ma la realtà è che le imprese ancora guardano ai loro conti con le previsioni formatesi nel momento della crisi. Se il vento gira, sarà una bufera. E per una volta tutti dovranno rivedere al rialzo le proprie aspettative di crescita e di utili. Roba che non si sente spesso in giro. Uno degli interventi più interessanti ha riguardato i cosiddetti prestiti in sofferenza. Che, come sapete, sono arrivati a livelli di guardia. Molti di questi sono stati reimpacchettati e venduti a qualcuno che fosse in grado di gestirli (la facciamo semplice), qualcuno specializzato a tirar fuori del sangue dalle rape. Ebbene, anche su questo fronte ci sono novità interessanti. Rispetto ai mesi scorsi, la capacità di recuperare valore da crediti che un tempo erano disastrosi sta crescendo con tassi a due cifre. Anche questo sarebbe un segnale anticipatore che qualcosa si sta muovendo per il verso giusto. Tutto buono e bello? Insomma. Le piccole e medie imprese italiane hanno ascoltato gli uomini della finanza con un misto di scetticismo e speranza. Una di queste, tra le più quotate in Italia, che vende generi di largo consumo, ha visto, a parità di perimetro, una diminuzione degli affari nei primi due mesi del 2014. Altre, meno fortunate di Fuksas, ma altrettanto eccellenti, ancora aspettano, a differenza dell’architetto, che lo Stato paghi loro le fatture.
Insomma c’è una divaricazione. Il mercato, la finanza vedono una tavola pronta per essere imbandita. Le pietanze sono invece ancora nel congelatore. Ma ricordatevi, c’è sempre Fuksas che con le sue interviste ci può restituire speranza e sorriso. Viva la Nuvola, viva Fuksas, viva gli esseri umani.