Quanto è stupida la tassa sui Cd
La questione ormai è abbastanza nota. Qualsiasi memoria elettronica è destinata a pagare una tassa (o chiamatela come diavolo via pare, se preferite contributo) alla Siae. E quest’ultima, al netto di alcune spese di funzionamento, la girerà agli artisti. Le chiavette Usb, le memorie dei cellulari, i cd e i dvd vergini: insomma tutto ciò che possa diventare supporto di audio e video. Il ministro della Cultura ha, come prevede una legge del 2009, alzato il valore di questo contributo. Gli artisti, generalmente squattrinati, ringraziano, i produttori elettronici, in genere facoltosi, piangono. Diciamo subito che un problema di pagamento delle opere di ingegno esiste. Ma la strada scelta, non solo dall’Italia, è da pazzi. E denota il modo di fare incredibilmente ottuso delle nostre istituzioni. Andiamo per ordine e per sintesi.
Il contributo nasce dal fatto che se compro un cd di musica e voglio sentirlo anche sul telefonino (dunque copiandolo sul disco rigido dello stesso) dovrei pagare i diritti all’autore. La norma presume che tutti facciano copie private e che tutti gli apparecchi con memoria siano destinati a questo genere di copie. Dunque ci si inventa un contributo uguale per tutti (dalla nonna di 90 anni con il telefonino allo smanettone che vive su Emule). È come dire che siccome le siringhe si utilizzano anche per iniettare l’eroina (in genere smerciata senza Iva) si mette una piccola tassa ai produttori di questo dispositivo medico affinché si riconosca allo Stato la giusta tassazione su un’attività altrimenti illegale. Le storie sono differenti (qui i soldi li prendono gli artisti e non lo Stato), ma la logica contributiva è la medesima.
A ciò si aggiunga un non detto. E cioè che siccome è diffuso il downloading di materiale protetto dai diritti d’autore in modo illegale proprio su questi supporti di memoria, il nuovo contributo (detto ipocritamente equo compenso, ma de che?) è una sorta di condono tombale nei confronti degli smanettoni illegali. Rubate pure, tanto un po’ di quattrini agli artisti arrivano.
Ai nostri geni che si sono pensati questa tassa occulta vogliamo ricordare, se non lo sapessero, che il mercato si sta indirizzando verso il downloading legale. Come per il vinile anche i cd e dvd stanno perdendo velocemente mercato: con un crollo vicino al 50 per cento nell’ultimo anno. Quando si scarica un film legalmente sul proprio tv o pc si paga un tot numero di passaggi su diversi device (macchine). Il pagamento per copia privata diventa un abuso poiché si è già pagato al momento di comprare il film o la canzone. Il mercato va verso i micropagamenti per le singole tracce e il legislatore e i politici che si pensano: facciamo pagare sempre di più per copie private che praticamente sono destinate a morire.
La morale è molto semplice. Come per la Tobin tax, la tassa più scema dell’universo, anche la Siae Tax nasce per la difesa di principi sacrosanti (la tutela del diritto d’autore è la tutela di un diritto di proprietà) e finirà per danneggiare molto i consumatori, poco i produttori (che la ribalteranno su i primi), e avvantaggiare molto chi la gestirà.