Cosa vuol fare Della Valle
Diego Della Valle è volato a Parigi, per lavoro. Ci rimarrà per i prossimi due o tre giorni. Non esattamente il comportamento di chi sta mettendo in piedi un partito in fretta e furia.
Prima di tutto viene la sua azienda e poi si vedrà. D’altronde se può permettersi di parlare così duramente prima dei due banchieri top del Paese (Geronzi e Bazoli), poi del primo gruppo editoriale italiano di cui è azionista (Rcs), poi dell’azienda delle aziende (la Fiat) e infine del presidente del Consiglio che vola nei consensi (Renzi), è perché ha il suo miliardino di fatturato nel lusso che cresce da anni e che macina profitti senza sosta. A ciò si aggiunga qualche investimento ben fatto (i soli magazzini Saks gli hanno dato una plusvalenza di 150 milioni). Legna al fuoco per compensare gli interventi in Ntv (investimento da 100 milioni) e Corriere (in cui ha immesso quasi 250 milioni). Della Valle è combattivo come pochi.
Il partito per ora non c’è. Ma se Renzi non cambia velocemente strada, Della Valle si butta: a chi gli sta vicino ha detto, se il fiorentino non la smette con gli annunci e non riorganizza la compagine di governo sono aperte cento ipotesi diverse. Mettete voi nelle caselle quello che vi fa più piacere. Discesa diretta nell’agone politico? Non semplice, ma al punto in cui siamo non è del tutto da escludere. Solo un annetto fa Della Valle ha di fatto vinto una scommessa con Luca Cordero di Montezemolo. Mr Tod’s sosteneva che il suo amico Luca si sarebbe sfilato dalla discesa in campo, mentre l’allora leader della Ferrari continuava a far credere a tutti che si sarebbe candidato. È finita con Scelta civica senza Lcdm. Oggi è il turno di Della Valle o è il momento di aiutare pesantemente chi già è in campo. Passera, e il suo movimento, con qualche aggiunta, potrebbe essere una base di partenza. Si vedrà. Quel che è certo è che Ddv ha preso di mira, come sa fare lui, Renzi.
Ormai non gliene passa più una. Quando lo sente parlare dall’aereo presidenziale gli viene l’orticaria: sembra George Bush che dichiara guerra. E quando lo sente all’Onu gli monta la rabbia: gli americani hanno le portaerei e i generali, gli italiani al massimo qualche Duna con i guardacaccia, è inutile fare i macho. Avrebbe sibilato perfidamente ad un suo amico parigino. Senza parlare del viaggio governativo nella Silicon Valley. Fu Mr Diego a presentare Jack Dorsey, il proprietario di Twitter, al sindaco di Firenze, l’iper renziano Nardella. Era questo agosto e si trovava a Capri. Della Valle creò il contatto tra i due. I maligni oggi dicono: tutto sto can can della gita americana di Renzi si è risolto in un incontro con un dipendente di Dorsey, che si poteva tranquillamente incontrare a casa di Diego a Capri.
Il numero uno della Tod’s non crede più a Renzi. Sì, certo non gli sono garbate le nomine di Moretti in Finmeccanica, l’abbraccio a Marchionne, ma Dieguito non è uno sprovveduto. Sa che intorno a lui c’è un ampio mondo imprenditoriale che sta perdendo la pazienza. Non ama molti dei ministri (eccezione fatta per Padoan) che giudica giovani e inesperti. Ma soprattutto del tutto appiattiti sulla personalità del lider maximo. Perfino l’opposizione, pensa Della Valle, è in bambola. Chissà, potrebbe, in questo, essere d’accordo con Fitto e con l’ala dura e pura di Forza Italia. Con un amico avrebbe fatto una battuta micidiale: Berlusconi è un genio. È riuscito a diventare presidente dell’azienda Italia, mandando avanti Renzi come amministratore delegato.
Questa cosa dei poteri forti, poi, Della Valle non la manda giù. I poteri forti, continua a dire ai suoi amici, sono quelli che ha combattuto venti anni fa. Quelli sì erano tosti. Potere forte era Romiti, era Maranghi. Gente con cui Mr Tod’s rivendica scontri epici. Senza parlare dei già citati Geronzi e Bazoli. Eppure il Corriere della Sera sembra essersi spostato su una linea antigovernativa. Bene, pensa Della Valle. Ma non sarebbe farina del suo sacco. Con quel giro là, dice ai suoi, io non c’entro nulla. Cosa c’azzecca Ddv con Fdb (cioè Ferruccio de Bortoli)? Anzi la permanenza del direttore «licenziando» (come una famosa obbligazione Fiat, il convertendo) lo irrita. Nonostante Dieguito sia azionista forte della Rcs nessuno glielo avrebbe comunicato (del licenziamento) e se glielo avessero annunciato avrebbe reagito male: come si fa a licenziare un dirigente e tenerlo in azienda?
Insomma, Della Valle è a Parigi, pensa agli affari suoi, ma il cuore lo ha lasciato a Roma.