Si chiama voluntary disclosure ma è uno scudo fiscale. Anzi, per i moralisti de noantri, dovrebbe essere peggio: eppure tutti tacciano. E’ un condono con i fiocchi per chi ha fondi all’estero. Si tratta di una sanatoria anche penale. Sia chiaro qua non si vuole fare i fenomeni. Ci sono 200 miliardi di euro non dichiarati fuori dai confini, nonostante i tre scudi fiscali fatti nel passato. Come per tutti i condoni ci sono quelli di serie A, fatti da governi di sinistra, e quelli di serie B, realizzati dal centrodestra. A ben vedere e solo per amore della verità, quest’ultimo non ha nulla da invidiare (per gli evasori) a quelli di Tremonti. Circola la palla che si pagherebbe molto di più che nel 2009 (ultimo scudo). Sulla carta è vero: si può arrivare al 75% del patrimonio occultato. Ma è un’ipotesi residuale, buona per i titoli sul giornale e per pulirsi la coscienza. La gran parte dei fondi che rientrerà dovrà sopportare un balzello del 5 per cento. Ogni euro detenuto da più di 8 anni in Svizzera o Monaco (e non alimentato con nuove risorse) non pagherà più del 5: e secondo le stime dei tributaristi e delle banche coinvolte è questa la tipologia tipica dei nuovi pentiti.
A ciò si aggiunga lo scudo penale. Totale per i reati fiscali, dalla omessa dichiarazione alla frode fiscale, e anche per riciclaggio e autoriclaggio. Il riciclaggio era fuori dall’ultimo scudo. Un’altra previsione che sarà motivo di grande successo del nuovo scudo è la previsione dell’immunità anche per le società, prima non prevista. Tipicamente nei passati scudi il socio della srl che magari grazie a sovrafatturazioni aveva costituito tesoretti all’estero non scudava temendo di compromettere la sua azienda: oggi potrà farlo.
Si può discutere per anni, come per ogni condono, se anche questo ha una sua ragione macroeconomica e se, come gli altri condoni, sarà davvero l’ultimo, però, per favore risparmiateci la tiritera per la quale con la voluntary disclosure lo Stato non sta realizzando alcuna sanatoria.

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