La casa è il nostro fondo pensione. Da non tassare
Avete presente quei film, in genere americani, in cui due o tre cattivoni immobilizzano e prendono a schiaffi il povero malcapitato, che subisce dolorosamente? Ecco. È quanto lo stato italiano sembra voler fare nei confronti della classe media. Esageriamo? Seguite il nostro ragionamento e poi vediamo.
Per anni ci siamo affaticati a denunciare l’eccesso di fiscalità. Guardate che gli affari scappano, dicevamo. Più sono alte le tasse e minori sono gli incentivi a produrre reddito e ricchezza. E se non si produce, non si inventano nuovi posti di lavoro. La spirale diventa perversa. Troppe tasse, minori incentivi a produrre, fatturati e redditi più bassi, introiti fiscali che scemano. Tutte cose che abbiamo scritto in tutte le salse. Ed è purtroppo esattamente ciò che si sta verificando. Insomma in questi anni non è morta la voglia di fare impresa e soldi da parte degli italiani, è semplicemente scappata altrove, all’estero. Abbiamo esportato per secoli manodopera volenterosa e a basso costo, oggi regaliamo più che cervelli (come si usa dire) fatturato realizzato a Londra, Los Angeles, Shangay, ovunque sia possibile arricchirsi senza sentirsi in colpa.
Torniamo dunque alla nostra metafora. Perché diciamo che ci hanno messo nell’angolo e ci stanno riempiendo di cazzotti? Non tutti sono potuti scappare. E chi è rimasto viene picchiato. Gli immobili frenati dalle fondamenta non possono scappare e le pensioni erogate dallo Stato non possono essere liquidate una tantum.
Pensionati e proprietari di casa hanno la sfortuna di avere tutti i beni al sole: metterci su le mani è la cosa più semplice del mondo.
A vedere bene c’è un altro legame tra pensioni e prima casa. Quest’ultima non si è in genere autocostruita. È figlia dei risparmi di una vita: la gran parte degli immobili è stata comprata con mutui ipotecari. E a loro volta i risparmi sono quanto avanza dal proprio reddito di lavoro, una volta pagate la tasse e decurtate le spese di sopravvivenza. Insomma la casa è stata comprata con quando si è riusciti negli anni a mettere da parte. A seconda del proprio reddito, questo gruzzoletto investito nel mattone può essere stato più o meno grande. Ma per tutti si tratta di risorse che sono figlie di una prima tassazione. Cosa hanno fatto gli italiani? Hanno risparmiato, come delle formiche, hanno pagato interessi alle banche, che hanno prosperato, hanno alimentato il mercato dell’edilizia, e oggi si trovano un immobile dove vivere. Sapete questa tiritera come si chiama nel paesi anglosassoni che hanno sempre voglia in insegnarci qualcosa? Si chiama previdenza complementare, fondi pensione. Quello che vogliamo dimostrare è che la prima casa per gli italiani è ciò che un fondo pensione rappresenta i cittadini dei paesi considerati più evoluti. Nessuno si azzarderebbe a tartassare l’assegno di un fondo pensione, da noi invece nessun problema a tosare una rendita (puramente virtuale) che la nostra prima casa generebbe. Non fatevi dunque ingannare quando vi dicono che all’estero tassano le case. Da noi la casa non solo l’abbiamo comprata con i frutti di un reddito netto tassato più che all’estero, ma essa ricopre anche quella funzione socio-economica che nei paesi anglosassoni è svolta dai fondi pensione e che per tale motivo sono agevolati fiscalmente.
Avete finalmente capito perché la nostra metafora bullista non è esagerata: picchiano solo chi non riesce a scappare e per di più chi non ha commesso nessuna ingiustizia.