La crisi greca ovviamente riscuote oggi grande attenzione. Ma rischia di farci sottovalutare torbidi ben più cupi che si delineano all’orizzonte.
In un mese il mercato borsistico italiano ha perso circa l’8 per cento del suo valore. Più o meno nello stesso periodo gli indici cinesi sono crollati del 30 per cento. Mentre in Europa ci si appassiona a Varoufakis e al suo successore, la più importante economia del mondo sta subendo il calo più forte di sempre sui suoi mercati finanziari.
Si dirà che la Cina è lontana. Mica tanto, pensando che sono proprio i capitali cinesi quelli che sono venuti da queste parti ad investire il loro surplus di risparmio. Gli scambi commerciali sono molto più importanti con la lontana Cina, che con la vicina e piccola Grecia.
Il secondo temporale è ancora più vicino. E riguarda la Gran Bretagna. Ci sarà un referendum per la sua partecipazione all’Europa. Oggi ci preoccupiamo del 2% di Pil europeo rappresentato dalla Grecia e con qualche buona ragione, essendo questa azionista dell’eruo; non stimiamo adeguatamente il rischio non solo politico, ma anche economico, di una possibile fuoriuscita democratica del Regno Unito da Bruxelles e la turbolenze che creerà il suo prossimo referendum.
Terzo incomodo, la Russia. Gli scambi commerciali con Putin dei paesi europei valgono la bellezza di 300 miliardi di euro. Una montagna di quattrini, sotto l’incudine delle sanzioni economiche. Una recente ricerca internazionale (Lena) ha stimato in 100 miliardi e due milioni di posti di lavoro europei in meno, il costo delle sanzioni a Mosca.
Purtroppo in finanza la mitridizzazione, la somministrazione a piccole dosi di un veleno affinchè perda di efficacia, non funziona.
Crisi finanziaria in Cina, rischio Brixit e sanzioni Russe sono una minaccia concreta per la tenuta degli affari e dei redditi dei cittadini europei ben superiori al disastro greco. La nostra classe politica sembra distratta e non percepire il senso storico del momento in cui ci troviamo. Putin in una sua recente dichiarazione ha fatto notare come gli scambi commerciali con l’Europa siano crollati, ma molto meno di quanto sia accaduto con gli Stati Uniti, che pure li hanno fortemente voluti.
Il caso greco dimostra come la classe dirigente europea sia ideologica, moralista, partigiana e come spesso avviene il pragmatismo anglosassone rischia di sopraffarci. Non sarà un caso se tra i primi dieci paesi al mondo per crescita non ve ne sia uno europeo. Continuiamo pure a pensare a Pericle, loro giocano con Swarzeneger.

ps quello che avete letto è il fondo del Giornale comparso oggi. Nella notte i mercati cinesi sono crollati. Non ci voleva un guru per prevederlo, bastava essere meno distratti dall’ombellico di bruxelles