Ci tassano risotto e basilico
Bruxelles ci obbliga ad alzare l’Iva su alcuni cibi per abbassare quella sul gioco d’azzardo
Fra pochi mesi il basilico costerà di più: colpa dell’Europa. Anche la salvia e il rosmarino non se la passano bene. Del prezzemolo non è dato sapere.
E non solo. È tutto contenuto in una di quelle leggine che vengono approvate in Parlamento senza grandi clamori. E chissà se la noteranno anche i nostri parlamentari. Le schede di lettura sono a disposizione di tutti noi. Il titolo è come sempre fuorviante: «Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea-Legge Europea 2015». Si possono immaginare grandi e altisonanti principi che regolino la nostra vita comunitaria, ma quando si va a scavare si vede che il problema è la tassazione dell’ingrediente principale del pesto. La legge europea serve «ad adeguare periodicamente l’ordinamento nazionale a quello dell’Unione Europea» e dovrebbe contenere quei codicilli che ci aiutino a «prevenire o permettere la chiusura di procedure di infrazione». Ho come il sospetto che se un deputato inglese compulsasse i 22 articoli da cui è composta la nostra legge europea inizierebbe una forsennata campagna per la «Brexit», l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea. Leggendola, si nota come a casa nostra possiamo decidere poco, praticamente niente. Il paradosso è che gli italiani, grazie alla loro Carta costituzionale, non sono autorizzati ad indire referendum su leggi tributarie, poiché il Parlamento deve essere sovrano. Ma fino ad un certo punto. I burocrati europei hanno invece diritto di vita e di morte su tutte le nostre leggi. E non c’è Parlamento che tenga.Ma andiamo al dunque, all’articolo 10. Il titolo, per una volta, è esplicativo: «Modifiche delle aliquote Iva applicabili al basilico, al rosmarino e alla salvia freschi destinati all’alimentazione». Roba forte. La norma prevede il raddoppio dell’Iva, il passaggio dall’aliquota del 4 a quella del 10 per cento. Il tutto per chiudere, addirittura, una procedura di infrazione, poiché la «Commissione europea ha rilevato l’incompatibilità con l’ordinamento dell’Unione del numero 12-Bis della Tabella A, parte II» e così via. Ma ci rendiamo conto, stiamo infrangendo le regole della Tabella A! Nel frattempo la Commissione europea, per dire, ha deciso le quote di immigrati da smistare in Europa, ma gli Stati membri se ne infischiano. E la civilissima Austria ha deciso di spedire via i richiedenti asilo, indipendentemente dalle regole comunitarie. Insomma, mentre l’Europa scoppia, chiude i confini e viola i trattati, ci occupiamo della tassazione del basilico e ci sono dei solerti funzionari che si occupano di aprire procedure di infrazione.
Ma il basilico lo possiamo tassare come ci pare? Possiamo appellarci a una clausola di salvaguardia o di flessibilità almeno per le massaie liguri?Brutte notizie anche per i preparati per risotto. L’articolo 11 innalza dal 4 al 10 per cento l’aliquota Iva «applicabile alle cessioni di preparazioni alimentari a base di riso (cosiddetti preparati per risotti)». Anche qui rischiavamo di brutto: contenziosi e sanzioni. Il maggior gettito derivante dai risotti andrà a compensare una riduzione fiscale che invece è prevista per la tassazione delle vincite dei giochi d’azzardo.La legge europea non si ferma mica alle tasse. Ci sono guai, questa volta burocratici, anche per i cacciatori italiani. E pure in questo caso rischiamo evidentemente grosso. L’articolo 17 modifica la legge italiana del 1992: «Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio». Vediamo cosa non va, per i nostri fenomeni europei, nel nostro «prelievo venatorio». Secondo l’Unione europea noi non applichiamo correttamente alcune norme relative alla direttiva «concernente la conservazione degli uccelli selvatici». In pratica, secondo Bruxelles, «alcune specie di uccelli selvatici sarebbero cacciate in fase di migrazione prenuziale» e via discorrendo. Una delle soluzioni trovate è – per dirla giusta – l’uovo di colombo. Con l’approvazione della legge europea e di questo favoloso articolo 17, i cacciatori non potranno aspettare ad annotare sul proprio tesserino venatorio i capi abbattuti. Fino ad oggi era prevista l’annotazione subito dopo l’abbattimento per le specie stanziali e un’annotazione invece solo alla fine della giornata per le specie migratorie. La legge prevede che ora l’annotazione sia sempre e comunque da farsi subito dopo l’abbattimento. Già immaginiamo gli ispettori, i guardacaccia e la forestale, moderni segugi dotati di tablet, pronti a registrare cacciatori che hanno abbattuto e non registrato uccelli di varia natura.La Legge europea è un mostro. Bisognerebbe abbatterla, senza annotazioni. Meglio, è un demone, un fantasma, una di quelle procedure legislativo-burocratiche che, se fossero conosciute dai più, renderebbero la nostra adesione al Castello kafkiano di Bruxelles sempre più traballante.