“Investite in titoli bancari”. E i clienti di Serra vanno ko
I consigli del finanziere amico del premier prima della Brexit. Un rischio che chi ha seguito sta pagando caro.
Davide Serra è considerato una specie di guru della finanza. Anche se i suoi fondi Algebris non brillano per trasparenza.
Alcuni di essi sono quotati sui mercati regolamentati, altri sono basati alle Cayman. Sapere la composizione del portafoglio di questi ultimi è dunque pressoché impossibile. Fa un po’ strano però leggere ciò che Davide (così ha firmato la sua nota) ha scritto a beneficio dei suoi clienti solo poche settimane fa. Il suo pensiero era chiaro: comprate titoli bancari. Sí proprio poche settimane dal Brexit il suo consiglio era quello di prendere questo enorme rischio. Una scommessa che per chi lo ha seguito è andata malissimo. L’andamento dei titoli finanziari è stato disastroso, come era facilmente prevedibile. Meno prevedibile l’uscita del Regno Unito dall’Unione europeae, ma comunque una possibilità che Davide si vede bene dal considerare nello story telling che fa ai suoi clienti. Il principio è che le quotazioni delle banche sono sotto terra e che il loro andamento è legato all’inflazione. Se questa ultima dovesse crescere, per magia saliranno anche i titoli finanziari. Due circostanze che non si stanno verificando.
Peggio, ovviamente, per chi segue i consigli di Serra o per chi sottoscrive i suoi fondi. Peraltro uno di questi, poco prima dello statement del nostro, ha visto crescere di svariati centinaia di milioni gli attivi in gestione. C’è da sperare che gli investitori, magari istituzionali, non si siano fatti ingelosire dalla view ottimistica del nostro guru. Altrimenti sarebbero guai.
Le sue posizioni in politica economica non sono sempre sbagliate ci sono sembrate del tutto fuori luogo nell’invito, poi accolto da Renzi, di aumentare le tasse sulle rendite finanziarie. Le stesse che i fondi di Serra non pagano in Italia.
Ecco più che rinfacciare a Serra il fatto di essere un consigliere e finanziatore di Renzi, forse gli si dovrebbe chiedere conto della bontà delle previsioni nel suo lavoro: dalle banche alle preformance dei suoi fondi non quotati a Londra.