Il punto di non ritorno
Purtroppo è necessario uscire dall’euro. E saranno dolori. Doppi.
Per anni Antonio Martino ci ha spiegato, anche sulle colonne di questo Giornale, di come la costruzione dell’euro fosse pericolosa.
Martino, e noi con lui, venivamo definiti euroscettici. Il pensiero unico vinse. Le tesi di Ciampi, Dini, Prodi e per finire Monti e Letta, prevalsero. Per anni anche noi euroscettici abbiamo pensato con Oa (una serie televisiva e visionaria): «Esistere è sopravvivere a scelte ingiuste». Insomma negli anni, nonostante fossimo contrari all’euro-costruzione, abbiamo ritenuto che mollare sarebbe stato un pasticcio, costoso. Era necessario sopravvivere ad una scelta ingiusta.
Siamo arrivati ad un punto di non ritorno. Purtroppo è necessario uscire dall’euro. E saranno dolori. Doppi. I primi li abbiamo già pagati quando aderimmo, i secondi li dovremmo affrontare ora. Chi vi racconta che ritornare alla lira è una passeggiata di salute, vi sta ingannando. Ma restare inchiodati alla moneta malata è peggio. L’Italia, è una questione di tempo, non potrà ripagare il suo debito pubblico. Negli ultimi quindici anni i suoi avanzi primari sono stati tra i più virtuosi d’Europa. La sua economia reale, al contrario, la peggiore. Siamo in una tenaglia che ci sta stritolando. Lasciamo perdere per un attimo le responsabilità. Oggi paghiamo 70 miliardi di interessi sul debito. Nei prossimi mesi sono destinati a crescere. E non saremo in grado di pagarli.
A ciò si sommano le ragioni ante moneta unica. Non c’è motivo al mondo, dal punto di vista tecnico, per il quale la nostra economia debba avere una moneta rivalutata e per questa ragione la nostra industria debba delocalizzare o perdere ragioni di scambio rispetto alla Baviera.
Ciò che scriviamo in queste poche righe non solo è confortato da una ricerca di Mediobanca che pubblichiamo all’interno. È argomento – non ideologico, ma tecnico – di mezzo mondo finanziario. Che si chiede non tanto se Italexit avverrà, ma piuttosto quando succederà. Abbiamo due strade. La prima è fare come coloro che non credevano a Brexit e Trump: aspettare passivi. La seconda è studiare i modi migliori e legali per rendere la rottura più indolore possibile.
Ps. Un’alternativa esiste: ripudiare, anche in parte, il debito pubblico. Ma ciò ci porterebbe alla totale perdita di sovranità nazionale.