arms2Le guerre non sono SOLO una questione di soldi; ma sono ANCHE una questione di soldi. Con le guerre alcuni settori industriali sono penalizzati ma altri favoriti: il primo fra tutti, quello della produzione di armi.
SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute) ha pubblicato il suo report annuale sul mercato degli armamenti; i dati ci aiutano a capire alcune dinamiche geopolitiche in atto.

L’INDUSTRIA DELLE ARMI
Le prime 10 aziende mondiali di armamenti appartengono a paesi della Nato: sette sono americane e tre europee (tra cui la nostra Finmeccanica). Da sole fanno quasi il 50% dell’intero fatturato mondiale.
Se si allarga la visuale alle top-100, si vede come le aziende con sede negli Stati Uniti e nell’Europa occidentale continuano a dominare l’industria globale delle armi con una quota dell’80,3% dei ricavi totali del 2014.

Il fatturato complessivo dell’industria (pari a oltre 400 miliardi di dollari) è calato dell’1,5%, ma dal 2002 (cioè subito dopo l’11 settembre e l’inizio della guerra globale al terrorismo) è aumentato del 43%.

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A fare le spese di questo calo sono soprattutto le aziende europee; l’unico paese con fatturato in crescita è la Germania, grazie soprattutto all’exploit della Thyssen-Group (+29%), quella da cui la Grecia in bancarotta ricattata dalla Merkel per il prestito Ue, fu costretta ad acquistare quattro sottomarini.

In calo netto di oltre il 9% le aziende britanniche a causa della riduzione delle spese militari nazionali. Ma dal prossimo anno vedremo questo mercato risalire grazie al nuovo Piano di Difesa di Cameron con cui Londra si prepara alla guerra globale (lo abbiamo spiegato in questo articolo).

Stabile la fetta di mercato italiano rappresentato da Finmeccanica, la sua galassia (Augusta, Selex, Alenia), Fincantieri e Fiat Iveco (oggi integrata nella Cnh olandese).

RUSSIA
Chi invece nell’ultimo anno ha accresciuto enormemente la sua quota è la Russia. Oggi sono 11 le aziende russe presenti nella top-100, contro le otto del 2013; e hanno aumentato di quasi il 50% le vendite arrivando a gestire una fetta di mercato del 10% (la terza dopo Usa e Gbr).
Le new entry sono tutte aziende specializzate in sistemi di precisione e guerra elettronica, settore dove Mosca sta diventando prima potenza mondiale. L’incredibile efficacia militare che Putin ha messo in campo in Siria (e che ha colto di sorpresa la Nato) è frutto della capacità dei vertici militari del Cremlino ma anche del processo di ammodernamento delle proprie forze armate iniziato tre anni fa.

CINA
La Cina non è presente nel report a causa della mancanza di dati accessibili. Gli analisti però confermano che anche l’industria cinese (con i suoi 10 gruppi industriali statali) ha incrementato di almeno 5 volte la produzione e la vendita di armi e almeno 9 aziende sono sicuramente presenti nella Top-100 (di queste almeno 4 tra le prime venti).

USA
Gli Stati Uniti, guidati dal premio Nobel per la Pace, Obama, si confermano i principali produttori e venditori di armi nel mondo. Sono 38 le aziende Usa nelle Top-100 e da sole gestiscono il 54% del mercato globale.
La Loockheed Martin, industria strettamente connessa con il mondo politico di Washington e l’apparato tecno-militare del Pentagono e della Cia, si conferma la prima azienda al mondo; nel 2014 ha venduto oltre 37 miliardi di dollari di armamenti.

CHI HA BISOGNO DI GUERRE?
La produzione di “attrezzature e servizi militari”, il controllo del mercato degli armamenti e la distribuzione di armi a livello globale, sono dominio degli Usa e dei paesi Nato.
L’immagine dei media di un Occidente sulla difensiva, minacciato da cattive nazioni imperialiste, non sembra corrispondere alla realtà; semmai è il contrario (come abbiamo dimostrato in questo articolo sul reale rapporto di forze tra Nato e Russia).

L’Occidente ha bisogno di guerre per soddisfare anche la sua industria degli armamenti e per questo le crea; crisi regionali, rivoluzioni, conflitti civili, così come lo sviluppo dell’intero comparto security e intelligence, alimentano un’industria di cui americani ed europei sono leader mondiali.
In questo quadro è del tutto naturale che molte nazioni stiano provando a rincorrere la superiorità militare dell’Occidente che è ovviamente anche strumento di pressione ed espansionismo.

Senza moralismi e senza pruriti pacifisti, l’Europa potrebbe essere una potenza militare di primo livello. Le sue industrie sono all’avanguardia nel settore della Difesa. All’Europa manca solo una cosa, la più importante: una politica estera unica, indipendente e sovrana in grado di perseguire i propri interessi strategici. Quella, gli europei, hanno deciso di lasciarla nelle mani di Washington.


Su Twitter: @GiampaoloRossi

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