I tragici eventi di cui l’Egitto è protagonista in queste ore, con i carri armati nelle piazze e l’esercito in battaglia contro i manifestanti pro-Morsi, hanno rievocato nella memoria di molti osservatori internazionali gli eventi di Pechino del giugno del 1989, pronti a definire piazza Tahrir la “Tiananmen egiziana”.

Le immagini accostate del carro armato cinese che si ferma di fronte allo studente disarmato e quella del blindato egiziano che invece spara sul giovane con le mani alzate basterebbero a rendere il paragone azzardato.

Il confronto non è rimasto inosservato in Cina, soprattutto da parte dei media che hanno continuato a riportare i fatti in corso al Cairo su tutte le televisioni nazionali. I commenti sono conditi di considerazioni su quali reazioni avrebbero scatenato eventi simili qualora fossero avvenuti in Cina: se ciò che accade al Cairo è compreso dall’opinione pubblica come lotta per la democrazia, azioni simili a Pechino sarebbero condannate in quanto violazioni dei diritti umani e civili. Se dopo l’ordine da parte di Deng Xiaoping di disperdere con la forza le proteste di piazza Tienanmen, la Cina è stata oggetto di condanne, sanzioni economiche e isolamento diplomatico durati anni, la comunità internazionale non è oggi in grado di reagire se non debolmente e tardivamente.

Al di là delle reazioni prodotte, tuttavia, una serie di altri elementi permettono di comprendere perché gli eventi del Cairo vadano distinti da quelli di piazza Tienanmen.

Primo, le proteste di Pechino furono relativamente improvvise mentre la crisi egiziana è esplosa già due anni fa. Nonostante numerose città cinesi furono protagoniste di dimostrazioni antigovernative fin dall’inizio degli anni ottanta, la causa principale dello scoppio della protesta dell’ottantanove fu la morte di Hu Yaobang, simbolo del processo riformista inaugurato alla fine degli anni settanta. La decisione di Deng di intervenire con la forza per sedare le proteste fu presa poche ore prima dell’inizio delle operazioni e l’intera crisi ebbe una durata di circa sei settimane. Nonostante le tensioni seguenti con il resto della comunità internazionale, il paese ci mise ben poco a tornare alla sua normalità.

L’Egitto, al contrario, è stato protagonista di una forte crisi politica e sociale sin dalla fine del regime di Mubarak nel febbraio del 2011. Con l’elezione di Morsi alla carica di Presidente democraticamente eletto, il paese si è trovato profondamente diviso tra le forze laiche e nazionaliste- appoggiate dall’esercito- e le fazioni religiose guidate dai Fratelli Mussulmani. Gli eventi dell’ultima settimana non sono altro che l’ultimo tragico episodio di una lotta interna che da anni paralizza e destabilizza il paese intero.

Secondo, la crisi al Cairo rientra nel quadro più complesso e variegato del fenomeno delle Primavere Arabe. Il caos egiziano è concomitante alla tragica guerra civile siriana, alle rivoluzioni tunisina, libica e yemenita, e alle tensioni turche e iraniane. In altre parole, si va ad annoverare tra le crisi che colpiscono il Medio Oriente in una delle fasi più critiche della sua storia.

Gli eventi di Pechino, al contrario, sono stati espressione di una dinamica specifica che apparteneva al particolare momento di crisi nazionale cinese in contrapposizione rispetto al loro contesto storico che ha visto la caduta pacifica, lo stesso anno, dei regimi comunisti in Est Europa e il collasso dell’Unione Sovietica, due anni dopo. Proprio per la sua eccezionalità, la reazione violenta ed estremista del governo comunista cinese è apparsa particolarmente oltraggiosa agli occhi dell’opinione pubblica.

Terzo, la Cina alla fine degli anni Ottanta era in pieno sviluppo economico e la sua popolazione cominciava a beneficiare del progresso sociale che le politiche di apertura di Deng avevano reso possibili. Gli eventi del Cairo testimoniano invece un profondo malessere economico e sociale: se un terzo della popolazione egiziana oggi ha fame e non può comprarsi il pane, la miseria e la rabbia facilmente invadono le piazze.

È perciò chiaro che confrontare due realtà così diverse per natura, origine e contesto storico è azzardato. Se a 24 anni di distanza dagli eventi di piazza Tienanmen, solo oggi riusciamo a comprendere più chiaramente il loro impatto sulla società cinese, è quanto mai necessario sospendere il giudizio su ciò che sta accadendo in queste ore nelle piazze del Cairo.

È tuttavia utile ricordarsi che raramente il mondo reagisce in maniera proporzionata a crisi che appaiono egualmente tragiche, almeno a prima vista.

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