Martedì 29 ottobre 2013 – San Massimiliano – Taurianova
SUICIDA A ROMA PERCHÉ GAY – MARZIALE: “RESPONSABILITÀ IMPLICITA DELLA SCUOLA”
Il sociologo a Papa Francesco: “Smarchi la Chiesa da impedimenti all’educazione sessuale”
28 OTTOBRE 2013 – “Il suicidio del ventenne omosessuale romano è da iscriversi ad una responsabilità indiretta dell’istituzione scolastica italiana, incapace di comprendere che la chiave di volta contro la discriminazione sessuale è l’educazione, non già lasciata al libero arbitrio di qualche istituto lungimirante, ma organicamente istituita”: è il commento del sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, alla morte del giovane suicidatosi perché discriminato.
Per Marziale: “Sulle lacune della noiosissima scuola italiana basti pensare che, a distanza di 43 anni dai primi patrocini dell’Unesco all’educazione ai media, la disciplina non è ancora stata recepita organicamente. Eppure – chiosa il sociologo – oggi è molto più importante conoscere i media applicati alla tecnologia che la pappardella di Garibaldi ferito ad una gamba”.
Il presidente dell’Osservatorio rivolge un appello a Papa Francesco I: “Affinché voglia smarcare la Chiesa dalle posizioni dei suoi predecessori, che fino a Benedetto XVI hanno sostenuto essere l’educazione sessuale impropria e inopportuna. Santità – conclude Marziale – fino a quando le masse non saranno educate, la differenza di genere continuerà ad essere motivo di sofferenza e morte per gli esseri umani”.
Inutile confermarTi, caro Antonio, quanto io sia d’accordo con Te. Sono anni che ululo che la scuola debba rinnovarsi e preparare i nostri giovani alla vita reale e contemporanea, e non a proiettarli in un impossibile viaggio a ritroso, fra l’altro viziato dalle bugie della storia. Sono anni, Amico mio e mio compaesano stimato e affettuosamente adorato, che combatto perché, almeno gli insegnanti che conosco personalmente, si rendano conto di quanto sia necessario educare i giovani al rispetto delle differenze. E sono altrettanti anni che spero che la famosa “educazione sessuale” trovi posto fra le discipline scolastiche. Mica la favoletta del fiorellino e dell’ape, del pirillino e della farfallina; no, no: qualcosa di più concreto e rivolto alla generazione successiva a quella degli scolari delle scuole primarie. Ai ragazzi delle secondarie, le ex medie, e delle superiori, i licei ed affini. A quelli che sanno perfettamente di cosa si parli, quando si entra nello specifico della vita di molti loro compagni di studi. Quei compagni che, spesso, sono vittime della testadicazzaggine dei loro coetanei. Di quei coetanei i quali, per nascondere magagne personali o familiari, oppure perché ottusi o abbandonati a se stessi, non trovano di meglio che vessare i più deboli ed insicuri. E i differenti.
“Non sto bene in questa società'”. Ha scritto nella sua ultima lettera il 21enne suicida di Roma. Non ha scritto “mi prendono per il culo”, ma non ci vuole la zingara che lo legga sulla mano per capire che il ragazzo ne ha dovuti patire di giorni difficili. Non si è riconosciuto in nulla di ciò che lo circondava. Non ha trovato maniglie che scendessero dal cielo. Non c’è stato un solo motivo per continuare a vivere. E lo ha fatto. Ha aperto la finestra e si è liberato. Volando. Molti lo fanno così. Dicono che questo tipo di suicidio sia doppiamente liberatorio. Io lo trovo doppiamente mortificante per chi resta. Perché segna lo stato d’animo di chi se n’è andato. Era “gonfio” di solitudine e isolamento. Pieno di vuoto affettivo. Ricco dentro e cosciente dell’aridità che gli stava intorno.
E,come dici Tu, caro Antonio, una delle colpe più gravi ce l’ha proprio quella Chiesa che, ottusamente, blocca un cammino di formazione ormai necessario. Tu lo chiedi a Bergoglio, da buon cattolico battezzato; io glielo grido in faccia, arrabbiato. Sì, certo, come ho detto mille e mille volte, anche io recito le mie preghiere e considero Dio Padre mio Padre. Ma, come sai, troppi sono gli errori che riconosco alle sottane bugiarde che muovono l’aria fra gli altari improfumati dalle fresie e dagli incensi. Se fossero meno ipocrite e più lungimiranti, aiuterebbero l’Uomo a camminare verso il futuro e non a sentirsi incatenato ad un medioevo morale ed etico che certo non gli serve a migliorare.
Dunque, sì, caro Papa. Prendila Tu, questa patata bollente in mano. Risolvilo Tu, questo problema. Sciogli il nodo. E salva la vita e i giorni a quelle migliaia di ragazzi che non ce la fanno a farlo da soli. Cosa puoi fare, lo sai già, Devi impedire ai Tuoi vescovi di impicciarsi delle cose italiane. Devi impedire ai preti di fare campagna elettorale dai pulpiti. Devi essere onesto e spiegare per bene le sacre scritture. Saremmo, finalmente, uno Stato libero. E i ragazzi volerebbero in alto e non sul selciato.
… fra me e me. Incazzato per l’ennesimo cammino interrotto.