Taurianova, 24 aprile 2025

Non l’ho capito! Non sono riuscito a separare il mio attaccamento filiale a Benedetto XVI dall’ obiettività nel giudizio sul suo essere diversamente Papa. Eppure, se proprio devo confessarlo, somiglio in minuscolo più a Lui che a Ratzinger. Come Lui, amo la provocazione sociale, politica, teologica perfino. Mi riconosco in questa sua libertà di parola, di sfogo, di racconto. Come lui, vengo dalla terra. Dal mondo contadino, semplice, diretto, senza filtri. Sì, L’ho attaccato spesso, anche da questo Blog. Scambiando, frettolosamente, la sua libertà per partigianeria. Ho creduto che volesse ribaltare la Chiesa, invece ribaltava il clero, che non piace molto neanche a me. Ho sbagliato ad etichettare Francesco come Papa rosso; lui, che non aveva tessere di alcuna ideologia, se non la propria. Non il francescanesimo, ma il Franceschismo ci ha insegnato: una rude semplicità. Pari a quella dei Protosanti, dei Protomartiri. Dei primi Cristiani. Rude, scontroso a volte, diretto e semplice. In barba a chi, me compreso, lo crocifiggevano con banale necessità di categorizzarlo. Non apparteneva, Francesco. A nulla e a nessuno, se non a Dio, alla Santa Vergine, a San Giuseppe. Già! San Giuseppe, un uomo illuminato, non Dio, né semidio: uomo di carne e anima prescelta, ma non divina. Questo ci ha insegnato, il Papà venuto dalla fine del mondo: ad essere semplici nella Fede. Umani, senza velleità. L’ho compreso nella mia e sua sofferenza. Oggi, più che mai! Oggi che percorro il Sentiero, con anima serena, senza paura, affidato totalmente all’abbraccio col Signore. Saprai farmi perdonare, Papampero, come Ti ho sempre chiamato. Saprai accogliere il mio mea culpa, per aver, tardi, accarezzato il Tuo volto paterno. Dio Ti benedica. Dio sia Benedetto.

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