Prostitute minorenni. Sono inutili gli eufemismi.
Giovedì 31 ottobre 2013 – Santa Lucilla – Taurianova
Avevo giurato che non mi sarei occupato della casa degli orrori ai Parioli. Mi aveva rivoltato lo stomaco la notizia e tutta la fogna che era stata scoperchiata. Perché sono anni che urlo contro il lassismo delle famiglie. La dabbenaggine di certi padri e l’arrogante sicumera di certe madri giovani che giocano con le loro figlie come fossero, a dieci anni, già donne fatte.
Odio vedere le bambine vestite con minigonne e top ascellari. Detesto vedere le ragazzine poco più che decenni sedute sulle poltroncine dei parrucchieri e delle estetiste. Non mi piacciono le libertà che vengono concesse, quotidianamente, alle bimbette. Dormire fuori casa, andare in discoteca, uscire a passeggio con le amiche. Troppa roba! Veramente troppa. Le bambine hanno abbandonato le bambole, per passare ai video musicali. Hanno dimenticato i cartoni animati, per seguire le vicende amorose di adolescenti in calore. Rincorrono storie più grandi di loro, credendo di essere adulte e pronte ad arginare le bordate della vita. E le mamme, cretinamente complici, le sostengono. Quando non le stimolano, istigano, spingono.
I calci in culo, a raffica, io li darei proprio a loro. A quella generazione inutile di mamme quaranta/cinquantenni che, pur di sembrare giovani in eterno, rifiutano la maternità, trasformando le loro figlie in sorelle o, peggio, amiche. Di cui strafottersene. Le ragazzine, così, sono lasciate sole. Immerse in un mondo di approfittatori di ogni genere.
Dai furbi mercanti, che creano, d’accordo con altrettanto furbi pubblicitari, il mito dell’anno: una sorta di calamita aggancia denaro che trasforma in sogno ogni necessità. Ecco, quindi, spuntare Le Violetta stagionali. E, con loro, tutti gli accessori connessi. Costosissimi. Ai porci pedofili, che non devono manco più trasferirsi nei paradisi d’oriente per approfittare dell’innocenza. Oggi, il mercatino del sesso è sotto casa. Come una volta lo era per i vestiti e i broccoletti siciliani. Questi maledetti se le trovano già belle e confezionate a un passo da casa, le ragazzine pronte a tutto, pur di sfoggiare uno smartphone di ultima generazione, o un ingresso in discoteca col permesso estorto a papà con la complicità di mammà. E non basta più neanche questo: c’è la tiratina di coca da provare, la siga da fumare tra l’ora di italiano e quella di storia, le unghie laccate a fiori e il motorino che beve come Doppio Rum e Salasso di giornalettiana memoria.
Non hanno più il profumo della Sirenetta, il candore di Biancaneve, la dolcezza di Cenerentola. Se ne vergognano. Oggi preferiscono giocare a fare le mignotte. Per dimostrare quanto sono fighe! E nessuno le aiuta. Poi, quando ammazzano un vecchio porco, com’è accaduto qualche mese fa, o vengono “tanate” sotto le coperte con il pappone di turno, c’è sempre chi è pronto a sbatterle in prima pagina e farci ore e ore di televisione e radio e chilometri di carta stampata.
Prima! Bisogna agire prima! Dobbiamo azzerare tutto. Ricominciare da Heidi. Regalare alle bambine la gioia della festa a casa e non al McDonald. Restituire la grazia di vestitini col corpetto a nido d’ape. Pettinarle a casa e allontanarle dal falso mito del salone di bellezza. Comprare ancora bambolotti con la faccia e il corpo da bambino, evitando le bambole con lo stacco di coscia da due metri. Buttare nel cesso smartphone e tablet coi cuoricini e farle studiare su sussidiari e libri di lettura. La fetta di pane col burro e lo zucchero sostituiscano il peccaminoso leccalecca a pallina e, la sera, dopo cena, a letto. In camera. Con la porta aperta e un libro in mano. Sembra troppo, vero? E, invece, no. Se vogliamo mettere la parola fine a questo orrido mondo senza regole morali e senza confini. Un mondo abitato da orchi. E da genitori rincretiniti dalla smania dell’arrivismo e del carrierismo. Sordi e ciechi. Praticamente, coglioni.
… fra me e me. Sine pietate.