Lunedì 9 dicembre 2013 – San Siro – Piana di Gioia Tauro

Felicia Bartolotta Impastato. Madre di Peppino Impastato, laureato post mortem. Giornalista post mortem. Eroe post mortem.

Ma non è di quell’Eroe dell’Antimafia che, oggi, mi voglio occupare, tenendo gelosamente custodite le bandiere nel forziere, ma dell’amore di una Madre e della bravura di un’Attrice.

Sabato 7 e domenica 8 dicembre u.s., ho riabbracciato, dopo qualche tempo, la mia cara e grande amica Lucia Sardo. Di lei potrei raccontare di quando, qualche anno fa, mi fece letteralmente ribaltare dalla poltroncina, al teatro dei Satiri di Roma. Entrò in scena, si piazzò al centro del palcoscenico e a lungo sfidò il pubblico, guardandolo senza profferire parola. Poi, con l’altera arroganza mediterranea, disse solo “Avanti… E se io non volessi dire nemmeno una parola?” Saremmo stati lì, lo stesso,  a guardarla. Bastava lei… Poi, si trasformò. In mille facce. Compresa la vecchina abbandonata dalla famiglia in compagnia di un tamagochi… Un delirio di amare risate.

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Oggi è Felicia. La Donna che fece i nomi. Che inchiodò la mafia. La madre che rese Eterno il proprio Figlio. Come la Vergine Maria. E come Lei, anche Felicia e Lucia celebrano la Maternità trasportandola dalle viscere all’Universale. Ognuna per come può e deve.

Lucia è il tramite più nobile che Felicia potesse trovare nel panorama artistico, teatrale e cinematografico italiano. Come lei, nessuna. Una sorta di Madre Greca, Madre di ogni Madre, che riesce anche solo respirando a dare al petto sembianza di culla. Alla schiena, a volte curva, a volte dritta come asta di bandiera, la nobiltà della dignità. Quella schiena non si piegherà mai, se non per proteggere il silenzio del dolore.

L’articolo su ilgiornaleoff.it mi è scappato dalla penna, appena uscito da teatro. Poi, ho dovuto cercare le immagini di Felicia, sul web

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… ho pianto per commozione e rabbia. Ho telefonato a Lucia. Ci siamo incontrati davanti alle fiamme di un camino. Sorseggiando una tisana, abbiamo parlato di tante cose. Ci guardavamo negli occhi. Capendoci. Abbiamo parlato di mille e mille cose. Anche di Costellazioni… Dei suoi progetti teatrali e cinematografici, del mio Diario di una vecchia checca. Dell’articolo appena pubblicato. E gli anni di lontananza li abbiamo dimenticati. Abbiamo parlato di futuro. Di crescita spirituale. Di liberazione. La osservavo. A volte la percepivo come la Madre di Cinisi, perché Felicia, per non morire, si è nascosta nel petto di Lucia e, grazie a Lei, respira ancora. E parla.

Miracolo.

… fra me e me. In omaggio alle Madri.

 

 

 

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