Mercoledì 22 gennaio 2014 – San Vincenzo martire – al Porto di Gioia Tauro, per bloccare la nave della morte

Un grazie grande quanto una casa alla Guardia di Finanza! Ancora una volta, le Fiamme Gialle hanno smascherato una masnada di zingari delinquenti che, pur milionari, vivevano in alloggi messi a loro disposizione dal Comune di Roma, con tutte le utenze gratis. Acqua, luce, gas, spazzatura: tutto a carico dei romani. Degli italiani. Mentre i loro conti correnti, le loro cassette di sicurezza, le loro tasche, erano gonfi di denaro, azioni, obbligazioni e gioielli…

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Che il popolo zingaro sia straricco non è una novità. Lo sappiamo da sempre. Le donne, le future mogli, ad esempio, vengono pagate dai maschi in oro. A qualsiasi latitudine. Che siano rom o sinti, tziganes, gitanos, zingari, zigeuner, cigànos; che vengano dalla Grecia, Ungheria, Romania, exYugoslavia, Anatolia, Russia, Spagna, Francia, Italia… Che siano stanziali o nomadi… Sono carichi d’oro. Ereditato, acquisito, rubato.

 

Buona parte di quell’oro serve ad acquisire potere e considerazione fra le roulottes e le stamberghe. Anche se, in realtà, i ricchi si godono le comodità e gli agi della ricchezza.

 

Hanno case che noi possiamo solo sognare. Ricche di ogni più volgare e cafona testimonianza di benessere economico. Opere d’arte mischiate ai calendari dei santi; stucchi talmente esagerati da risultare, perfino, fastidiosi; arredi così pacchiani da involgarire anche l’aria che li circonda. Pelli e velluti, ori e scioccaglie appese, tappeti pregiati e poltrone Luigi… Tesori di valore inestimabile che fanno scopa con il peggio del kitsch mondiale. Tutto al sicuro, però. Chi mai, infatti andrebbe a rubare a casa loro?

No, non è razzismo, né invidia! Per me, se se li sono guadagnati onestamente col lavoro… Ma permettetemi di dubitare, grazie. Permettetemi di constatare che, fra quelle baracche e in quelle ville ricche e cafone, il lavoro non ha mai bussato alla porta. E, se lo ha fatto, nessuno gli ha aperto. Quei tesori, purtroppo, sono spesso frutto di furti, scippi, rapine, malaffare. Tutto perpetrato senza un goccio di rimorso, di senso di colpa. Le immagini di ragazzini zingari che scippano turisti disattenti  o anziani pensionati senza alcuna pietà girano nel web forse anche più della pornografia. E quella refurtiva va tutta “a casa”. E’ “bene di famiglia”. Peraltro, un ragazzino rom, tempo fa, mi disse che rubare è come una sorta di battesimo per un bambino nomade. E anche per una femminuccia. Più oro portano, più considerazione ottengono. E, una volta diventati adulti, toccherà a loro godere dei furti dei loro figli e nipoti. Una sorta di ruota che gira all’infinito. Malamente, almeno per noi. Per noi gagé (coglionazzi NdA), come ci chiamano loro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E, comunque, voglio restare della mia idea. Voglio continuare a credere, da gagé, che tanti zingari siano onesti. Nonostante molti picchino le donne e i bambini e li costringano all’accattonaggio e ad una schiavitù senza salvezza. Nonostante se ne fottano di tutte le leggi di tutti gli Stati in cui vivono, pretendendo il rispetto per le proprie, di leggi. Quelle non scritte, ma comuni a tutti loro. Una sorta di codice più antico di ogni emancipazione umana. Nonostante.

 

 

 

 

 

 

… fra me e me. Sperando, dopo 40 anni di contributi, almeno nella pensione.

 

 

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