Sbarchi continui. L’Europa tace. In Italia si delira.
Lunedì 28 luglio 2014 – S. Innocenzo – Redazione SUD, Area Industriale Porto di Gioia Tauro
Sembrava l’ultimo sbarco, quello del 23 luglio scorso a Reggio Calabria, ma non è così. Non c’è fine agli arrivi via mare. Quel giorno furono quasi seicento, ma sulle coste calabresi di barconi carichi di siriani e non solo ne arrivano a decine al mese. Nel silenzio di tutti. Almeno così ci dice una talpa degli uffici che sanno. “Per evitare casini vari, si tende a farli sbarcare en cachette. Segretamente tutto funziona meglio. Arrivano, toccano terra, si allontanano dalla spiaggia e, con l’uso degli smartphone e dei tablet, trovano la strada per la più vicina stazione ferroviaria. Salgono sul primo treno che va al Nord e tentano di raggiungere l’Europa del Nord. Dove li attende il resto della famiglia. Contenti loro! A me, st’Europa del Nord mi fa tanta paura… Quando sono stato a Berlino, il mese scorso, non mi è sembrato, a dirla tutta, che nei loro (ma soprattutto nei nostri!!!) confronti ci fossero tappeti rossi e bande dell’esercito schierate per l’Inno. Anzi!
Però è anche vero che, per noi, è meglio che ci “attraversino” e valichino le Alpi. Qui non c’è più niente!!!
Zero lavoro, zero case, zero assistenza. Solo chiacchiere fiorentine. Ne sanno qualcosa i due Marò che ancora aspettano in India di poter riabbracciare le proprie famiglie. Ne sanno qualcosa le migliaia di imprenditori soffocati da una crisi che pare non voglia finire. Ne sappiamo qualcosa noi, milioni di Italiani, che quotidianamente lottiamo per restare e per costruire un futuro. A suon di digiuni, per molti.
Sì, è meglio che vadano a cercare fortuna in Europa. Quello strano organismo fatto di bandiere e arroganze alla Schultz, che di questi continui sbarchi continua a non volerne sapere. Eppure è evidente che questo popolo di migranti NON SCEGLIE L’ITALIA, MA L’OCCIDENTE. E’ evidente che, per loro, l’approdo non è la costa italiana, ma la costa europea. Lo sanno bene tutti, in Europa, ma lo vogliono dimenticare. Perché è più conveniente così. Più comodo. Anche se più ipocrita…
Registrati in Italia, i sopravvissuti al continuo martirio fra le onde acquisiscono diritti nel BelPaese. E se dovessero essere “fermati” in qualsiasi altro Paese dell’Unione, sempre in Italia verrebbero spediti. Grazie!
Qui, in Italia, intanto, molti di noi si adoperano perché chi resta di loro possa avere pasti caldi e un asilo: i pasti li rifiutano e l’asilo lo schifano. Uno dei ragazzi africani di cui mi occupo con dei microprogetti mafiaNO, dopo aver ricevuto i pulcini e i conigli per iniziare un piccolo allevamento, le piantine di ortaggi (900) per cominciare a coltivare, vestiti, cibo, quaderni, penne, mobili, vettovaglie, giochi, mi continua a chiedere con insistenza un tablet. Che se ne dovrà fare, penso. Presto detto: seguire le classifiche delle squadre di calcio per poter fare le scommesse. Vaffanculo, no?
Ciononostante, eccoci ancora pronti a collaborare. Ma non a farci invadere fino a dover uscire noi dal nostro Paese.
Amo l’Italia e non vorrei mai dovermene andare via. Ma, mi chiedo, se questa invasione dovesse continuare, quale centimetro quadrato mi spetterebbe fra qualche anno?
Mia nonna è morta senza aver mai visto da vicino una persona africana. Oggi, nel suo e mio paese, Taurianova, vivono, a centinaia, africani, bulgari, cinesi, polacchi, rumeni, magrebini, moldavi, albanesi. Una sorta di babele che, spesso, non si incontra. Non si conosce.
Tutti si lamentano di tutto. Della mancanza di lavoro, di contatto, di case, di assistenza. Nessuno se ne va. Anzi, giorno dopo giorno, arrivano i parenti e gli amici. Sono iniziati i matrimoni misti e le famiglie multietniche.
Tutto ciò può anche essere interessante, se non fosse che la convivenza non sia, in generale, per niente facile. Si parla spesso di integrazione. Se ne fanno convegni, incontri, seminari, stage, riunioni, gruppi di preghiera, rosari. Ma non si specifica mai chi dovrebbe integrarsi a chi. Fra le viuzze dei paesini sono già nati i primi negozi alimentari “esotici”. C’è chi cuce caftani e djellabah. Chi sgozza agnelli secondo tradizione. Chi programma viaggi low cost verso le varie Patrie… Insomma, un’organizzazione perfetta. Fatto salvo il totale disinteresse a conoscere la nostra Cultura, la nostra Storia, le nostre abitudini, necessità, tradizioni.
E’ come se fossero merda. Tutto da rifare, secondo i nuovi arrivati. E questo non va bene! Qui mi fermo anche io!
Mangio la carne col cumino, il pollo col curry, uso la curcuma, vado matto per il couscous; adoro il goulash, indosso i comodi e preziosi caftani quando sono in casa; ricevo gli ospiti coi miei kimono; amo i miei amici ebrei e i miei amici musulmani, i miei amici buddisti e i miei amici ortodossi; adoro i miei amici senzadio. Ma devono rispettare l’Italia quanto io rispetto il Loro Paese.
Perché se mi parlano male della mia Terra, spariscono dalla mia vita con una velocità tale che la luce stessa impallidisce.
Perché del mio Paese, al limite e solo con italiani fidati, posso eventualmente parlar male solo io e quei circa sessantamilioni di miei connazionali che ce l’abbiamo nel DNA.
Non ammettiamo risatine, né critiche da nessuno. Perché ci stiamo spaccando la schiena per mantenere uno straccio di democrazia nel mondo, noi, gli Italiani, Signori del Mediterraneo. Lasciati soli da tutta quella ciurmaglia di sapientoni arroganti e grassi di potere che non muovono un dito dai palazzi delle mille bandiere, ma che vorrebbero anche indirizzare il nostro governo e il nostro Popolo verso sentieri pretracciati e preconfezionati a danno nostro e interesse loro.
E, in quanto ai deliranti italiani, piuttosto che blaterare su quote regionali, forse sarebbe più opportuno ed onesto che si adoperino a SBARRARE IL MARE a nuovi arrivi. Dirottarli verso le “ospitali” coste spagnole e francesi, per esempio. Non sono Europa anch’esse? Organizzare voli verso Berlino, Amburgo, Dusseldorf, Monaco, Praga, Vienna, Budapest, Sofia, Londra, Oslo, Copenaghen, Stoccolma, Helsinki, Bucarest e tutte quelle capitali di quegli Stati dell’ex URSS che tanta umanità (spesso sballata) mandano e poca ne ricevono. Sarebbe opportuno che certi politici nostrani smettessero i panni di Salvatormundi e rivolgessero le loro attenzioni verso un Popolo, l’Italiano, che ha necessità di ritrovare unità, fratellanza e comunione di intenti. Sarebbe opportuno che certi amministratori della cosa pubblica si rendessero più disponibili ed attenti verso chi garantisce loro una vita comoda seppur carica di responsabilità. Che, purtroppo, molto spesso dimenticano. (le responsabilità… non la vita comoda…)
Stanchi. Stanchi. Stanchi.
E sfiduciati.
L’Italia aveva consegnato un buon 42percento di speranza europea al giovane fiorentino: al momento, mal riposta.
Per meritarla, almeno risolva il dramma degli sbarchi. Una volta bastava una visita in Libia di Andreotti o Berlusconi.
Ma il Tempo dei Leoni, forse, è finito…
Fra me e me. Sconfortato