Mercoledì 27 agosto 2014 – Senza santi in paradiso – Redazione SUD, Area industriale Porto di Gioia Tauro

Non c’è niente da fare: la Calabria senza tarantelle non ci sa stare!

Un saltino a destra, un saltino a sinistra. Tutti insieme sotto braccio, e, poi, ognuno per sé. Una giravolta, uno sguardo di sguincio, quasi l’abbraccio e, ancora, lontani. Tutto condito dal ritmo che, tutt’intorno a danzatori provetti e fini suonatori di lira e pipìta, il coro di giannizzeri e portavessilli scandisce a suon di battimani.

Si vota? Sì e no. Primarie prima del voto? Con il piglio strafottente di questa terra di briganti, c’è chi risponde “Forse, primarie dopo il voto!” Non c’è da scandalizzarsi: qui tutto è possibile. La Sinistra, unita solo per l’evento, chiede a gran voce alla Stasi (che non è la polizia segreta della disciolta DDR, anche se le somiglia – almeno nel nome – ma la FF Governatore della Rreggione Calabria) che si decida, una volta per tutte, la data delle votazioni per l’elezione del nuovo Consiglio Regionale. Ma non dice se ancora vuole o non vuole le primarie. La suddetta omonima del Ministerium für Staatssicherheit (leggasi Ministerium fur shtatsiherait) replica: «L’ho già detto e lo ribadisco. Nel caso in cui tutti i partiti ufficializzeranno la rinuncia alle elezioni primarie istituzionali c’è la mia ferma volontà di andare al voto al più presto. La data del 12 ottobre è stata scelta non a caso. Attendo adesso un segnale concreto dalle forze politiche e nessun altro tentennamento. Il mio auspicio é che tutti rinuncino alle primarie istituzionali».

Anche il nostro, aggiungerei…

Nel frattempo, il terremotato centrosinistra calabrese prepara le liste dei probabili neocandidati, scrivendo i nomi a matita, e il fin troppo litigioso centrodestra organizza sedute spiritiche per cercare di capire se l’ex governatore della regione entrerà o meno a far parte della nuova Forza Italia.

Insomma, i suonatori si sono riposati e la danza riprende sull’aia.

Alla Calabria non resta che sperare in tempi e scenari politici migliori. A prescindere se si voterà a ottobre, a novembre o a marzo 2015. Una cosa è certa: il 1789 francese sembra non aver avuto eco fino alle estreme regioni meridionali della penisola italiana. Né, tantomeno, le successive guerre d’indipendenza del risorgimento italiano, mercenario o meno che sia stato. O il risoluto ventennio mussoliniano.

In queste contrade si continua a respirare, a forza, aria di medioevo. Povere terre sfruttate e disinformate e palazzi arroganti e fortificati.

Mio Nonno avrebbe sentenziato “Non c’è pace fra gli ulivi!”

Fra me e me. D’accordo con mio Nonno.

 

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