Mercoledì 3 settembre 2014 – Senza santi in Paradiso – Redazione di SUD. Gioia Tauro
E fu il giorno della transcafonaggine.
L’ora del delirio di una bocca che, libera da impegni di lavoro e da pratiche di devozione legate al nome d’arte, ha sfiatato inaccettabili e ingiustificabili soffi di veleno. Offese da sguattera di locanda di porto. Da mentecatto di ogni tempo.
Ma a quale homo horribilis appartiene siffatta apertura incontrollata? Chi si nasconde dietro a questa voragine infernale, cattiva, immorale e socialmente inaccettabile? E, soprattutto, COSA, si nasconde sotto quelle sottane malamente accoppiate al corpo che le espone?
Un che? Un uomo triste, forse? Una agognata irraggiunta donna? Un incontro fra le nature?
O, magari, semplicemente un esempio lampante di cretineria e dabbenaggine?
Chi è, fuori dal Parlamento e privo del proprio nome, Luxuria?
Una macchia eccessivamente e artificialmente colorata sul video acceso del televisore di casa. Un’impressione sulla pellicola del fotografo. Un’occasione di lavoro per i reporter. Un tacchettio fastidioso su un qualche palcoscenico “di categoria” o di provincia. Un alias. Luxuria, chi?
Ha padre, Luxuria, in quanto personaggio della finzione? Ha madre? E, se li ha, che pratiche mettono in atto fra i lini domestici o sopra i plaid delle scampagnate, se mai se ne regalano una? E, ancora, sanno cucinare? Lavare? Stirare? Educare i pargoli? Chi se ne frega, dite? Appunto!
Chi se ne fotte, rincarerei. Non è affar mio, né nostro, infatti.
E manco delle radici del suo portatore più o meno sano, l’ex parlamentare Guadagno, ancora iscritto all’anagrafe con nome non corrispondente, me ne fotte. Mi occupo, al limite, delle stronzate che scrive. E anche del fatto che scriva. E, ancora, del dramma che qualcuno lo legga e gli dia retta.
La pessima caduta di stile nei confronti di Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia – AN, politica sana e di alto lignaggio, però, mi conferma quanto ho sempre pensato: certa gente, più che l’inutile dovrebbe farsi tagliare il pericoloso.
Fra me e me. In attesa del taglio. E del veleno.