Venerdì 31 ottobre 2014 – Senza santi in paradiso – Lontano dalle città con cavalli sfruttati

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Com’è delizioso andar

sulla carrozzellaaaa…

Maddechè? Risponderebbe il mio amico Marco, romano de li Castelli e amante dei cavalli. Lui, i suoi cavalli, li alleva dopo averli salvati da morte sicura. Siamo stati allievi ufficiali di Cavalleria insieme, a Cesano. Poi, io partii per il Piemonte e lui rimase a Roma. Ci siamo rivisti dopo trent’anni. Andai a trovarlo a Velletri, a casa sua. Nei prati, pascolavano cavalli anzianissimi. Salvati dal mattatoio. Piansi.

No! Non è delizioso andar sulla carrozzella: è una porcata colossale! Nel 2014 d.C., i cavalli attaccati alle carrozzelle che buttano sangue per le trafficatissime strade cittadine sono un’indecenza. Una corsa costa un occhio della testa. Spesso, senza ricevuta. Il povero animale è costretto a spupazzare ciurme di stranieri (a volte, si son visti plotoni pigolanti di cinesi eccitati come mandrilli dalla passeggiata per il Centro della Città Eterna), spesso senza poter riposare tra una corsa e l’altra. Sotto al sole. O sotto la pioggia. Spesse volte, i passeggeri sono due cretini ammielati che si fingono Romeo e Giulietta e amoreggiano nella botticella, mentre il cavallo schiuma come un lumaca nell’acqua bollente. Oppure, i clienti sono indemoniati bambini posseduti da satana in persona, con tanto di nonni o genitori impegnati a scattare fotine mosse e illeggibili coi cellulari nuovi di pacca (prima che qualche pattuglia di rom non glieli fotta dallo zainetto portato scioccamente a spalla per i Fori). Una masnada di stupidi sfruttatori, insomma, che, dollaroni in mano, del cavallo e delle sue fatiche se ne fottono.

Come se ne sono strafottuto le armate di assessori che si sono succedute in Campidoglio negli ultimi cinquant’anni. Le carrozzelle non si toccano. E chissà perché.

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Chissà come mai tutte le proteste contro questa barbarie spariscono come sputi al sole, prima di finire la salita della cordonata del Campidoglio. Che le giunte siano state di Centro, Destra o Sinistra, i cavalli hanno continuato a sputare l’anima fra le rovine della Caput Mundi, senza che nessuno prendesse una decisione definitiva. Una vergogna tutta romana, insomma.

E sì che di incidenti e di malori, negli ultimi anni, ne sono capitati a decine. Sotto gli occhi di turisti e romani curiosi o, spesso, infuriati e addolorati. Tra i “mortacci” di vetturini scostumati o qualche lacrima scesa più per rabbia che per pietà dalla sacca lacrimale del proprietario, mentre l’animale consegnava l’anima a D*o sui sampietrini.

Altro che rispetto per l’animale più elegante fra i domestici. Al cavallo chiediamo l’estremo sacrificio. Da sempre. In battaglia, nei campi, sulle rocce delle cime più alte e, ora, sulle strade più trafficate e unte delle nostre città.

Chissà se il Francesco argentino, romano per conclave, non riesca a mettere la parola fine a questo scempio. Bisognerebbe che un cavallo rendesse l’anima al Creatore a Piazza san Pietro, una domenica mattina, mentre Papa Bergoglio chiacchiera coi suoi affacciato alla finestra dello studio. Il martirio potrebbe servire…

Fra me e me. A piedi.

 

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