De Profundis rosso renziano
Martedì 16 giugno 2015 – Sant’Aureliano – Redazione SUD, canale 656 d.t. – Area industriale Porto Gioia Tauro
De profundis clamavi ad Te, Domine / Domine, exaudi vocem meam…
Ma il Signore ha ben altro a cui pensare, piuttosto che dare ascolto alle invocazioni che eruttano come fuoco d’abisso da ogni stanza del potere rosso italiano. Il chiacchierone Renzi e i suoi seguaci si leccano a vicenda. Le ferite elettorali, dico. E, per non dare l’impressione vecchia della politica che vince sempre, confessano in tv, pugni sul petto, di essersela presa in quel posto lungo tutta la penisola. Del resto, i risultati sono sotto gli occhi di tutti: dalle Alpi ai templi magnogreci calabri e siculi, dalle spiagge del Ponente Ligure alla Laguna veneta. Forza Italia e Lega raccolgono a mani piene. E i Cinquestellini pure. A restare col culo rotto e senza ceràse sono proprio loro, Renzi, il suo Pd scolorito e comparucci.
L’idillio neo demoNcristiano di manifattura fiorentina fra il giovanotto dalla lingua lunga e il Popolo dei popoli italiani è finito. Nonostante la crisi che spaventa e la povertà che avanza. Nonostante la farisaica spietatezza di certa Chiesa che teme la fine degli sbarchi che ingrassano le associazioni e le fondazioni di finta solidarietà e fratellanza. Nonostante il lavoro inutile di improvvisati volontari sudati, stacanovisti dell’accoglienza di clandestini e terroristi mascherati da poveracci. Nonostante le mille promesse di ministri e sottoministri che girano per l’Italia più della statua globe-trotter della Madonna di Fatima. Nonostante tutto questo circo marcio e depravato, che appare, invece, sui giornali servi del Palazzo come fosse l’Olimpo.
Crolla, sotto i colpi dell’ignavia crocettiana, la Sicilia; crolla Venezia, che sceglie la Destra per ripulirsi; si libera anche la Liguria. E Matera, futura Capitale della Cultura. Alzabandiera carico di speranza anche a Vibo Valentia, roccaforte della comunicazione filorossa del presidente immoto della Regione Calabria Mario Oliverio, dove Elio Costa torna in sella alla precedentemente perduta Amministrazione comunale. A Gioia Tauro non vince Aldo Alessio, esponente del PD renziano. A Lamezia Terme, altra sberla a Oliverio e alla sua inesistente giunta. Lo stesso dicasi per Villa San Giovanni…
Schiaffi italiani all’arroganza di un governo che non governa, facendo finta di farlo. Schiaffi a Matteo con quella sua aria da saputello e alla sua cerchia di ragazzine con tailleur e filo di perle che dividono con lui il dolce e simpatico peso di un governo “da liceali”.
Una sorta di “Porky’s” istituzionale che sta accompagnando l’Italia verso il centro di un Inferno senza ritorno.
Ecco, l’Italia, a questo porcaio, ha detto basta! Basta all’invasione mafiosa di clandestini e basta al finto buonismo della Sinistra, che cerca disperatamente di vestire gli scomodi abiti della solidarietà, ma si sporca le mani del fango peggiore. Basta alle pretese pseudoculturali di un esercito di protetti, seminati fra cinema e letteratura. Basta alla svendita delle aziende italiane. Basta a questo italico calarsi le braghe davanti ad arroganti tedeschi, francesi, britannici, russi e americani. Basta alle aggressioni da omelia di spicchi di Chiesa marxista. Basta ai vergognosi cinesi coi loro milioni di depositi e negozi di robaccia cancerogena e senza scontLino scoriandolati su tutto il territorio italiano. Basta agli anziani abbandonati che ruspano nei bidoni, ai disabili senza assistenza, agli ospedali che uccidono e non pagano. Ai campi rom. Agli scippi rom. Alle macchinone rom. Ai rom che investono la gente e non scontano le pene. Basta anche ai furti slavi in casa nostra. E basta alle parole “demagogia” e “populismo”.
E quanti altri Basta! ancora da urlare… Uno su tutti? Basta alla facilità con cui si usa la parola “Razzista!”: il peggior razzismo, oggi, è quello contro gli Italiani!
Se ne andrà, Matteo Renzi. Eccome se se ne andrà. Lo ha fatto più volte il potente Giulio Cesare Andreotti: figurati se non toccherà al moscerino Renzi. Anche Berlusconi fu costretto a lasciare, salvo poi smascherare i golpe politici e non solo. Lasciò Craxi, che giace ancora in terra straniera. E lasciarono altri giganti della politica.
Qui, stiamo ai Puffi. Ma la politica da cartone animato l’abbiamo stanata e sbugiardata.
Ora, serietà, Amici miei. Riprendiamo il cammino.
E svoltiamo: la Prima a Destra!
Fra me e me. Saldo.