Mercoledì 30 ottobre 2015 – San Girolamo – Redazione SUD, Area Industriale Porto di Gioia Tauro

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Da quando in qua “Essere Italiano” è un peccato? Un’onta? Un reato? Quali sono i gravi motivi per cui affermarlo debba condurre al pubblico disdoro? Da quanto tempo l’appartenenza alla Nazione Italiana offenderebbe gli altri popoli? E quali, di grazia? Giusto per farcene un’idea precisa e scegliere fra lo “Scusa!” e il “Vaffanculo!”

Difendere la propria Storia ultramillenaria e i secoli di lotte, anche fratricide (capita!), mantenere le proprie tradizioni – e chi se ne vergogna è coglione – in barba alle ipocrite omologazioni, credere in un cammino nazionale comune verso l’avvenire, battersi contro ogni invasione culturale, sociale, politica, religiosa, perché sarebbero deprecabili azioni?

Celebrare i propri Eroi, i propri Antenati, il loro sacrificio, le loro fatiche perché mai sarebbe ridicolo o, addirittura, disonorevole e disonorante?

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La nostra Terra è intrisa di sangue e sudore (e non faccio poesia, ma cronaca) grondati dalla fronte dei nostri contadini. Il cibo che mangiamo e le vesti che indossiamo sono frutto di quell’amore di Patria che ha animato la vita di chi ci ha generato. Giusto i veleni e le merde assassine sono figli schifosi della malapolitica, internazionale e dell’Internazionale; figli immondi delle mafie pilotate e governate dai grembiuli massonici di ogni angolo marcio della società mondiale; figli orrendi delle multinazionali del cancro e di ogni fetida malattia seminata sul pianeta con l’intento di svuotare dove serve e riempire dove serve.

Io MI SONO ROTTO I MARONI di raccogliere, quotidianamente, offese al mio Popolo da parte di qualche migliaio di clandestini che rifiutano l’aiuto che offriamo, accampando pretese folli. MI SONO ROTTO I MARONI di ingoiare lezioncine di vita da parte di soloni del piffero che, da ogni cantone dei media, concionano sull’uso della parola giusta da cercare e da utilizzare. Sì, MI SONO PROPRIO FRACASSATO LE BALLE di tutta la finta bontà, a danno della nostra IDENTITA’ NAZIONALE e della nostra CULTURA.

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Noi siamo quelli che hanno accolto il Cristianesimo e lo hanno difeso e salvato dagli attacchi sanguinari degli infedeli di tutti i tempi. Siamo quelli che della democrazia e della libertà hanno fatto bandiera, fino a partire per difenderle e tutelarle sotto le bombe di altri popoli, sotto lontani cieli. Noi siamo quelli che, pur poveri, abbiamo aperto le nostre case ai bisognosi di tutto il mondo. Ma ora è troppo! Ci vorrebbero svuotare e impagliare come beccacce sparate all’alba, come cicogne impallinate al volo. Vorrebbero che bevessimo the alla menta e mangiassimo couscous o involtini primavera, al posto del buon vino e di un ragù di maiale e polpette della nonna. Ci stanno cancellando i panini con mortadella e ci impongono il kebab senza scadenza.

Poco manca e le nostre donne saranno impacchettate come poltrone durante i traslochi. E ai nostri bambini regaleremo kriss malesi per la promozione in seconda elementare. Poco manca, se non la smettiamo di indossare le pantofole dei passivi e non cominciamo, invece, a bloccare questa sordida invasione. Spesso strisciante, viscidamente silenziosa. Ipocrita quanto l’espressione che fanno quando sono scoperti.

No! Non lo mangio il kebab. Nemmeno il couscous. Se sono bandiera. Difendo ogni errore della mia Civiltà. Ogni vittoria e ogni sconfitta. Non cambierei popolo, Nazione, manco se mi offrissero il governo del mondo. Mi piace ESSERE ITALIANO.

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Con il mio Nerone, l’oscuro Medioevo, la Divina Commedia, Dante e Petrarca, l’amatriciana e la matriciana, la Vespa, Cinecittà, la Riviera, il mare del Sud, il Boom, la cassa integrazione, il Fascismo, il terrorismo, la Polizia e i Carabinieri, il porto di Gioia Tauro, la democrazia cristiana, Craxi e Berlinguer, la Cassa per il Mezzogiorno, Guglielmo Marconi, la Salerno – Reggio Calabria… … …

Mi piace la contraddizione, l’incostanza, l’incoerenza. Amo la Libertà.

Il mio Paese è un Paese Libero. Più Libero di tutti i Paesi Liberi. Tanto Libero che diventa odiosamente Libero.

Fra me e me. Imbarazzato dalla troppa Libertà, ma felice della mia Identità e onorato della Cultura a cui appartengo 

 

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