La perduta sensualità genera mostri
Sabato 1 ottobre 2016 – Santa Teresa di Lisieux (e compleanno di Giuliana) – a casa, a Taurianova
La perduta sensualità genera mostri. Eccome! Lo pensavo ieri pomeriggio, mentre, lavorando nel mio ufficio in tv, distrattamente seguivo la puntata di uno dei tanti talk pomeridiani, fatti di assi da stiro e cadaveri nei canaloni di provincia. Si parlava di omicidi “passionali”, e mi chiedevo di che razza di passione stessero blaterando. Perché la “passione”, in queste contrade, non esiste proprio più!
Per provare una “passione”, bisognerebbe sapersi abbandonare all’immaginazione. L’immaginazione nasce dalla volontà di essere curiosi e di indagare. E, oggi, che cavolo vuoi indagare, quando ad ogni metro lineare, sui muri delle città, c’è incollato un culo, due ette, un pene, una vagina? Quando, accendendo la tv, le conduttrici, lontane anni luce dalle sensualissime e copertissime Signore della Tv di un tempo, ti rifilano sotto alle narici tre quattro chili di tette rifatte e pusciappate? Quando, finanche in ufficio la collega è mezzanuda e il collega si depila anche il pelo cammello del cappotto? Quando senti parlare due uomini fra loro e, invece di parlare di calcio, motori e figa, si scambiano il numero di telefono dell’estetista “brava con la cera a freddo”? Tutto è svelato, fino alla nausea.
Noi italiani, stolti che siamo, ci siamo fatti infinocchiare dalle nuove teorie a proposito del tutto dichiarato e tutto pulito. Asettico. Anzi, addirittura, tutto studiato sui banchi di scuola. Il rutilante mondo del sesso è così tanto conosciuto, che siamo diventati tutti sensuali come un rotolone di cartapaglia. E la passione è andata a farsi strafottere nelle case dei trans latini, che, prima ti intubano, poi ti pelano il portafogli. Pelo, per la prestazione, e contropelo, col ricatto perenne.
… Tutto ebbe inizio con le cretinate a proposito di una certa farfallina e dell’omologo pisellino, alla fine degli anni settanta. Ce li mostrarono, in cartone animato, come dei prodotti di laboratorio, inodori e insapori. Raggiungibili a necessità e senza tanti giri. Ci hanno spifferato tutto, tanto, troppo. Cancellandoci una parte di cervello. Quell’angolo dedicato alla fantasia seNsuale e, perché no, sessuale, e che ci aveva fatto diventare, nei millenni precedenti, degli ispirati poeti, dei pittori illuminati, dei letterati infiammati, scultori aggraziati, musicisti da mito… Sparito, definitivamente resettato. Siamo arrivati alla cancellazione di ogni naturale timidezza e/o malizia. Due virtù che, morendo martiri delle sciocche ideologie fintoprogressiste, hanno lasciato campo libero alle peggiori mostruosità e aberrazioni mentali. Come nazisti del coito politicamente corretto, siamo, ormai, tutti in camice bianco a sezionare, pelo dopo pelo, ogni pube del pianeta. Smontarlo, ricostruirlo coi lego, coi mattoncini di legno dipinto. Sappiamo tutto di ogni piega, interna ed esterna. Tanto che ce n’è venuto lo schifo.
E, dunque, è partito l’oltre!
Da una parte, l’astinenza figlia della noia e madre del carrierismo egocentrico più sfrenato, dall’altra, appunto, i mostri. Gli stupratori, i serial, i maiali assoluti. Pedofili a pioggia, schizofrenici del sesso, onanisti parascolastici, e chi più ne ha…
Mariti e compagni dalla spasmodica attività sessuale virtuale, che trombano come mandrilli solo con lo schermo del computer o coi messaggini porcelli dei loro cellulari: incontrano di tutto, dalla sfigata fisica di paese al troione scafato metropolitano, dal prete pedosuino all’adolescente con braghe calate in cerca di una ricarica telefonica. Femmine in carriera, più preoccupate del lucidalabbra e dall’abbinamento borsa e tacco 12 che della propria vita intima, oppure virago mangiafave, che non stanno a perdere tempo a farsi corteggiare e prenotano su una qualsiasi applicazione dello smartphone un giovanottino che dalle alle le vada a coprire, senza sporcare. Che, poi, chi pulisce?
Tutto senza magia, senza quella bella menzogna che è l’amore. Senza una promessa, una speranza, una minaccia e una voglia di rifar pace. Tutto senza una spallina che scende, un profumo di dopobarba, un pensiero notturno rivolto ad una camera lontana… Tutto senza PASSIONE.
E, dunque, se non c’è passione, di che delitti passionali si va cianciando? Queste povere morti sono figlie del silenzio dell’immaginazione. Sono come la busta di patatine: si compra, si scoppia, si svuota rapidamente e voracemente del contenuto e si fa cadere sul pavimento del cinema: qualcuno provvederà a pulire.
Mostri senza colori, profumi, consistenze. Noi, oggi. Addio, Sensualità!
Fra me e me. Mentre immagino…