Roma kaputt (mundi)
Mercoledì 28 dicembre 2016 – Santi Innocenti – a casa, a Taurianova
Sciatta, sporca, depressa, povera, maltrattata. Abbandonata a zingari, clandestini, balordi e bastardi. Invasa da pellegrini da pranzo al sacco, che non lasciano un euro, che sia uno, nelle casse della Capitale. Snobbata dal turismo ricco e dimenticata dalle grandi aziende, le quali, invece, investono su Milano, resuscitata da una Expo che, pur vergognosa, ha saputo “vendere” il prodotto “Milàn”.
Roma, la madre di tutte le città, la “testa del mondo”, al contrario, è in agonia! In mano, com’è, ad una banda di scellerati amministratori che la stanno ammazzando per incapacità, ignoranza, arroganza e cocciutaggine.
Il Campidoglio – è sotto gli occhi di tutti – non è ben abitato. A partire dalla scialba Raggi, sindaco incolore e senza aromi, che continua a tenere impegnata la poltrona, ma senza raggiungere la stessa consistenza del cuscino sul quale poggia le terga. Sembra mia cugina che, da bambina, pur non sapendo giocare a calcio, teneva stretto al petto il pallone del fratellino, il quale, invece, andava a rete ad ogni pedata. Anche a quella data per caso. Virginia (unico caso per cui non vale l’antico detto “In nomen, omen“) non ce la fa ad amministrare i ruderi di una città già abbondantemente bombardata dalle truppe di Alemanno e Marino, ma – testarda – resiste ad ogni attacco, assalto, consiglio, preghiera. “Lascia, vattene, schioda, sparisci, dimettiti…” Un coro continuo e assillante di amici e nemici cerca disperatamente di salvare la nobiltà ultramillenaria di Roma. Invano. La grillina meno grillina fra i grillini, caparbia fino all’autodistruzione, porterà con sé, nella tomba (si fa per dire) del proprio fallimento , la Città Eterna.
Nell’azione di svilimento, del resto, nostra signora dei fiaschi è in ottima compagnia, visto che dall’altra parte del Tevere c’è un doncamillo vestito di bianco che usa duemila anni di Cristianesimo come una pezza da sciuscià. Il papampero, scarpe grosse e cervello zero, fra una telefonata e l’altra, una puntatina al mercato e una in sanitaria, sta scolorendo non solo le millenarie pagine della Storia della Chiesa, ma anche la magica atmosfera degli affreschi michelangioleschi e raffaelliti (troppo ricchi e arroganti, per un prete da bidonville); probabilmente per fare spazio a pareti bianche su cui risalteranno meglio le scritte dei terroristi islamici, quando arriveranno, scimitarra fra i denti, dentro al Sepolcro di Pietro.
Roma è in ostaggio, dunque! E bisogna liberarla! Oltretevere, magari, se rafforzassimo l’intensità delle preghiere, ci potrebbe pensare il Cielo. Sperare nel ritorno del Vero Papa, è cosa impossibile, incarcerato com’è proprio dentro le mura leonine. Ma una fumata bianca (stavolta, possibilmente, con un minor uso di robaccia) più rigorosa e “Cristiana” sarebbe auspicabile.
In Campidoglio, invece, il fumo andrebbe proprio vietato.
Fatto sta che, fumo o non fumo, nel mondo, l’immagine dell’Urbe vale meno che zero. E, con essa, quella dell’intero Paese. Con buona pace di generazioni di re, artisti, imprenditori, politici, scienziati e papi che, di questa meravigliosa Città, ne avevano fatto il Centro del Pianeta!
Fra me e me…