Domenica 14 maggio 2017 – San Michel Garicoïts – a casa Spirlì, in Calabria

MammaMamma bella(la mia, di Mamma)

Mamma Mamma Mamma Mamma Mamma Mamma Mamma Mamma Mamma Mamma Mamma Mamma … … …

Lo diremmo all’infinito. Lo bisbiglieremmo, urleremmo, declameremmo, scandiremmo, canteremmo quel nome meraviglioso, senza farci fermare dal tempo, dalle distanze, dal destino, da ogni fine. Anche l’ultima.

Mamma è la prima sensazione che proviamo, immersi nel Suo liquido, dolcemente voraci della vita che ci passa attraverso un cordone, al buio di una sacca che solo Lei sente assieme a noi. Ci fidiamo di quel buio perché è il Nostro buio: il Suo e quello di quel bruchino pacioso che siamo noi. Sappiamo già ciò che diventeremo, e solo perché il Suo Amore e il Suo sangue ce lo dicono, senza parole.

Attraversiamo un canale stretto, un giorno, e con dolore reciproco, solamente perché ce lo fa attraversare Lei, patendo per noi. Raccogliamo nell’aria la Sua gioia, nella confusione del parto, e La cerchiamo al primo respiro, per ritrovare la pace del ventre. Ci affidiamo al Suo latte e alle Sue braccia. Ci abbandoniamo alle Sue cure. Anche qualche scapaccione, nei lunghi e ribelli giorni dell’infanzia e dell’adolescenza, se viene dalle Sue mani, è preso e dimenticato.

Ci allontaniamo da Lei, da adulti, tornando a Lei in ogni modo. Col cuore, col pensiero, col ricordo. O, semplicemente, andandoLa a trovare. Lei aspetta. E, spesso, aspettando, si incammina verso di noi.

Quando sente che ci circonda un pericolo; quando avverte gli attacchi del male; quando non sa starsene lontana mentre noi siamo impegnati nella lotta.

Una madre fa per cento figli, cento figli non sanno fare per una madre: lo dicevano i nostri vecchi. In parte avevano ragione. Perché, spesso, cento figli sono tutti intorno alla Mamma. Soprattutto quando quella Mamma ha saputo e potuto essere Mamma.

Questo terzo millennio sta minando ogni riferimento naturale, è vero. Ogni certezza divina. Anche quel meraviglioso silenzio denso di vita che è filo d’oro fra Madre e figlio.

I figli sono impastati in laboratorio. Sulle carte, la Mamma si chiama, a volte, genitoreuno, o, a volte, genitoredue. Il demonio vestito da progresso tende a ridicolizzare non solo il ruolo, ma anche la parola Mamma. E, così, molte donne rinunciano e si fanno chiamare per nome di battesimo o nomignolo dai propri figli. E, se la casa è ricca e la banca amica, accade anche più spesso di quanto non dovrebbe…

Fortunatamente, però, esistono i poveri. Fra la gente senza fisime borghesi, non c’è tempo per certe volgarità. E la Mamma  resta e continua. Si chiama Mamma, allatta e nutre, e, per farlo, spesso rinuncia al proprio pezzo di pane. Già solo per questo bisognerebbe che ricevessero dal Cielo e dal mondo il premio del benessere e della salute.

Tanto da poter consentire ad ogni figlio di rendere grazie e premiare Chi, senza pretendere premio, ha offerto la propria vita per consentire all’Uomo di continuare ad Essere.

Mamma, grazie.

Famiglia AMUSO(1 La mia Mamma, con la Sua Mamma e la Loro Famiglia)

Famiglia Spirlì(2 La mia Mamma con la Nostra Famiglia)

 

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