Col cuore in gabbia
Giovedì 5 aprile 2018 – San Vincenzo Ferreri – a Casa Spirlì, Taurianova
Non avevo messo in preventivo questo ennesimo dolore, Amico mio. Non avevo voluto consegnare la mia speranza al pessimismo. Ho preteso, invece, spargere ottimismo e fiducia, piuttosto che angosciante disillusione. E, così, la coltellata è stata più lacerante! Mio Dio, se lo è stata! E, dunque, sono corso, umanamente, ai ripari… Ho cercato nella cassaforte che porto in petto, ed ho trovato un tesoro. Mi sono goduto, per non morire, il ricordo di una bellissima e calorosissima cena fraterna di fine inverno: una tavola condivisa con Te, amici cari e la mia Mamma, che Ti adora. Conservo nel cuore, appesantito dal dispiacere di saperti recluso, ogni parola della nostra ultima conversazione di qualche giorno fa. L’abbraccio sincero di commiato. Le nostre telefonate. I nostri messaggini.
Li alimento con devozione e tenace augurio di buon ritorno. Ti aspetto, libero e più attivo che mai. Per la tua famiglia, gli amici, la nostra terra e per questa amicizia pur adolescente, nata quando tanti scappavano dal governatore caduto in disgrazia, mentre io, deposta la mia penna belligerante contro di Te, Ti scoprivo amabile e generoso.
Respiro aria amara, stanotte, Giuseppe, perché un Grande Uomo sta vegliando sconquassato dal dolore del distacco dagli affetti familiari. Ti penso e mi rattristo, Amico amato. Prego, sì, prego la Santa Madre perché Ti avvolga con il Santo Manto della sua dolce compagnia. Prego Dio, Uno e Trino, affinché Ti disegni un nuovo luminoso sentiero.
Poche altre cose so fare. DifenderTi, per esempio, da qualche ingiuria. Da qualche sciocca offesa. Ma, sai, i codardi cavalcano le debolezze…
Attendo, paziente, che Tu torni. Annoto embrioni di progetti futuri, ma non li attuerò da solo: ho bisogno di una Persona Perbene con cui condividerli. Te.