Giovedì 3 maggio 2018 – Giornata Mondiale della Libertà di Stampa – a Casa Spirlì, Taurianova

Je suis Spirlì

Patrocinata dall’Unesco e proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nel 1993, la Giornata mondiale della Libertà di Stampa compie, oggi, 25 anni. 

Ciononostante, i giornalisti che, in tutto il mondo, pagano con la vita o con la menomazione dei propri diritti sono ancora migliaia. Decine di migliaia. Forse, ahimè, la cifra raggiunge anche il quinto zero.

Vessati, arrestati, torturati, perseguitati, uccisi finanche. E non solo da governi totalitari o medievali del terzo millennio. A cercare di spezzare le penne, spesso, ci pensano mafiosi, politicanti da strapazzo, tonache menzognere, anime sudicie, bulletti e guappi di quartiere.

Chi scrive è sottoposto, quotidianamente, ad attacchi professionali e personali che mirano a indebolire, fiaccare, la capacità di autodifesa, di autostima, di autocontrollo. Basta sfiorare (o centrare il bersaglio) gli interessi sporchi di un qualunque potentato, che scattano le minacce, le aggressioni, gli attentati. O, nei casi meno cruenti, i tentativi di imbavagliare ricorrendo alla querela.

Ora, se, chiaramente, la violenza è da condannare in ogni caso, tirare per la giacchetta la già ingolfata Magistratura non è sempre, però, “la buona idea”. Chi denuncia deve essere sicuro di chi e di ciò che denuncia. In Paesi civili e democratici come il nostro, tanto per dire, la tutela del diritto di cronaca è sancita dai Codici.

Un buon giornalista, di suo, deve rispettare tre sacrosanti principi: la pertinenza, la continenza, la verità. Deve, dunque, valutare l’interesse pubblico alla diffusione della notizia; la correttezza dell’esposizione dei fatti, per evitare danno all’altrui  reputazione; l’attendibilità delle fonti, per garantire la corrispondenza fra l’accaduto e il narrato. Saprà, articolo dopo articolo, scrivere per amore di informazione e giammai per interesse personale. Terrà, ogni giorno, a mente quanto vitali siano la  propria dignità e il proprio decoro.

Chi legge, si purgherà dei propri preconcetti e pregiudizi.

Chi è oggetto di trattazione, difenderà con onestà ciò che, di sé, è onesto, e saprà accettare ciò che è vero. A volte, dolorosamente vero.

Scrivere NON è un passatempo: è una risposta ad una chiamata. Un sacerdozio, al limite. Un abbandono ad una vocazione. E ci si abbandona, oltre che all’urgenza dell’informazione, ai segreti, ai misteri della parola. A quella meravigliosa cascata rigenerante che è lo scorrere della grammatica e della sintassi. A quell’avventura nelle lussureggianti foreste della lingua. Agli incontri cercati o casuali con le virgole e i punti. Alla magica complicità sensuale, quasi sessuale, con i concetti contenuti in un umile verbo.  Scrivere è vivere. Respirare.

Chiunque tenti di spezzare una penna, compie il peggiore dei delitti. Il Liberticidio!

Papa Bergoglio, a proposito della libertà di espressione, ha dichiarato: “La Libertà di espressione è un obbligo per aiutare il Bene Comune!” Esercitiamolo, dunque, questo OBBLIGO! Contro ogni tentativo di sopraffazione.

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P.S. Riflettevo, scrivendo, su cosa sarebbe stata la nostra vita senza la Parola degli Evangelisti. E cosa possa aver spinto “Il Verbo (La Parola) a farsi carne e a venire ad abitare presso di noi”…

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