Giovedì, 23 agosto 2018, Santa Rosa da Lima – a Casa Spirlì, in Calabria

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Non ce la fa. La marcia in più, la Lega, in Calabria, non ce l’ha!

A parte l’entusiasmo con cui accoglie, festoso come per la festa del santo patrono, l’arrivo quasi mensile del “capitano” Salvini, il partito verde, in Calabria, non decolla. Sarà che, come da ormai putrefatta tradizione demoNcristiana, il suo coordinatore regionale, il gellato lametino Domenico Furgiuele, non visita i territori e non approfitta della bella gente che si è fatta affascinare dal piglio salviniano, mentre si accontenta di pochi rassicuranti, mirati tesseramenti di famiglia e zone vicine. Sarà che alcuni fra i responsabili provinciali sono insalamiti nel loro pennacchio e non riescono a partorire una che sia una proposta di attività sociale, culturale, politica. Sarà che non c’è la volontà, magari anche a livello nazionale, di farla crescere questa Lega Calabrese. Fatto sta, che chi vorrebbe fare, sta al palo. Anche senza tessera, per giunta. Mentre chi dovrebbe fare, si masturba sui social con selfie e #fhoragabbu.

Una delusione totale per giovani imprenditori, professionisti, artigiani e commercianti. Una catastrofe morale per uomini e donne di ottima volontà, puliti e pronti a farla crescere, questa novità politica e governativa. Una pugnalata per tanti ragazzi che vorrebbero poter lavorare fianco a fianco col proprio beniamino (Salvini, chiaramente), ma che vengono tenuti a debita distanza anche durante le visite ufficiali. Seminascosti dalle ombre dei ras egocentrici e arroganti. Puniti nelle retrovie dalla mortifera disorganizzazione di quattro sciacqualattughe in attesa di sistemazione impennacchiata.

Caro Salvini, tenersi lontano dalla ‘ndrangheta NON significa tenersi lontano dai Calabresi: se te ne hanno parlato a cazzo, svegliati! Pretendi di ascoltarli, i buoni Calabresi, rinunciando, per una volta, a tracimare logorroici intrattenimenti unidirezionali su progetti e promesse in fotocopia. Ciò che vale per un territorio, me lo insegni, può NON essere vitale per un altro. L’Italia è lunga e diversa chilometro dopo chilometro. Non credo che  tu possa minimamente pensare di globalizzare questo meraviglioso Paese… Sarebbe la fine di tutto. Anche del tuo sogno. Fidati di un buon amico, sempre che mi consideri tale.

I Calabresi aspettano  da mesi (e non lo faranno in eterno) di poterti parlare, perché ti hanno ascoltato attentamente, devotamente e abbastanza, Signor Ministro! Tu nicchi e gigioni, ma scappi e non li caghi di pezza. Ti hanno votato ed eletto mica per farsi un selfie con te che fuggi! Qui ci devi “vivere”, non fare il paraculissimo volo radente. Di chiacchieroni, noi calabresi, ne abbiamo conosciuti per generazioni. Ci hanno ubriacati di Cassa per il Mezzogiorno, impieghi statali, integrazione agricola, invalidità facili e fancazzismo. I Calabresi 2.0 vogliono viverci, in questa terra. Farla produrre e godersela. Bonificarla dalla merda che l’ha soffocata per secoli in combutta con lo strapotere di maiali di ogni dove. Gioirsela, insomma! Sì, gioirsela. Ingoia il neologismo e cerca di capirne l’anima. Dunque, Caro Matteo, pensaci: forse, la risposta la trovi da solo. E non sarà al gusto di nduja. Magari, si inebrierà della Cultura calabrese, evitando di infarcirsi di tamarre pacche sulle spalle e cafonissimi “compà, tutt’appostu!” #tuttappostuuncazzo!

(Guarda che la gente perbene te la tengono lontana i tuoi caporali, mica Saviano…)

Grazie. Nino

 

 

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