Macron, le mamme assassine e altra spazzatura della settimana
Domenica 18 novembre 2018 – San Noè, Patriarca – da Casa Spirlì, in Calabria
1) Sberle sonore, per macron, il fighetto dalla culotte confusa. Sotto le finestre dai tendaggi arcobaleno del Palazzo dell’Eliseo, c’è una Francia che lo manda a fare in culo e gli fa andare di traverso “lo zuppone di latte normanno e biscuit impastati in casa da nonna papera. Il ghigno beffardo del pollastro franzoso si è trasformato, nelle ultime settimane, in una sorta di maschera di dolore da supposta infilata su per le ampie stanze di ricevimento. A parlar male dell’Italia, caro micròn, si finisce veramente col culo rotto e senza cerase (c’u culu rruttu e senza ceràsi), come si dice dalle mie parti, in Calabria, quando si finisce col cadere dall’albero senza aver messo un solo frutto dentro al paniere! Il codazzo di sostenitori ed elettori, che ti ha portato a colorare di rosa le istituzioni del compianto De Gaulle, ti abbandona giorno dopo giorno. E già si sente profumo di dimissioni… Au revoir, l* presidàn*, non ti rimpiangeremo. Non ti rimpiangeranno!
2) Come una lama nelle carni. Un dolore che lacera tutta la Penisola, questa follia che si è impadronita di mille e mille mamme (e padri), che, per disagio personale o dispetto coniugale, ammazzano i propri figli, prima di farla finita. Triste epilogo di matrimoni decisi, spesso, con troppa fretta e troppa leggerezza. Inaccettabile violenza nei confronti di giovani vite che non portano in sé alcuna colpa. Se non, forse, quella di essersi regalati a dei genitori sbagliati. Essere genitori NON è un diritto. E NON da diritti! La maternità, la paternità, sono doveri e i figli sono doni. Della vita, della Natura, di Dio, dell’amore… Di chiunque o qualsiasi cosa si voglia, ma DONI! E i doni si accettano, si onorano, si preservano dalle ingiurie del tempo… I doni non si gettano via. I FIGLI NON SI GETTANO VIA!!!
3) bergoglio, detto Papa Francesco. Il signore che occupa la TUNICA BIANCA del Santo Padre deve fare pace con se stesso: o abbraccia la mammana bonino (con tanto di pompa da bicicletta usata come attrezzo da sala aborto) o predica contro l’aborto. Le due cose, insieme, non quagliano. Allo stesso modo, o chiude tutti i conti correnti bancari della Chiesa, o parla di povertà: facile ospitare e invitare a pranzo i poveracci per un giorno, quando, poi, ti ricoveri al caldo delle sigillate stanze del Vaticano, dalle quali non esce uno spiffero di giustizia, tanto per dire, su Emanuela Orlandi e Gessica Gregori… O sull’immatura e misteriosa fine di qualche papa scomodo… Il vescovo venuto dalla fine del mondo, che alla fine del mondo sta accompagnando la Chiesa di Cristo, somiglia ad una vacca che vola nel tornado: non ha più una mèta, non sa che fine farà. Ma non ci vuole la zingara per capire che, qualunque sarà, non sarà una bella fine. Soprattutto per il Popolo Cattolico!!! Eppure, insiste… Mio nonno avrebbe detto: testa i ciucciu!
4) Salvini è in cima alle classifiche con l’ultimo album: Italia! Italia! Vista la copiosa vendita, il Governo ha deciso di devolvere il ricavato alle regioni, perché si adoperino a innalzare monumenti al salvatore della Patria. Unica regione a rifiutare la donazione, la Calabria. Dal Pollino al Capo Spartivento, infatti, il capo della Lega è diventato un ectoplasma e gli artisti, non riuscendo ad individuarne le fattezze, non trovano ispirazione. Il basamento in pietra dell’Aspromonte rimarrà libero fino a nuove “apparizioni”. Per ora, ricordi, guerre intestine e vaffanculi…
5) Prossimamente in tutte le sale cinematografiche, anche di parrocchia, di tutta la Calabria: Zombi al voto! Ma di quegli zombi che Romero gli fa un baffo. Perché, mentre lo storico regista del capolavoro americano (si fa per dire, scherzando) è stato costretto ad usare attori truccati da morti, la politica “ufficiale” calabrese sta recuperando defunti politicanti da proporre per la non lontana tornata elettorale sia regionale che comunale reggina. Fottendosene del pur tangibile risultato alle ultime politiche e dell’altrettanto palese “umore” popolare. Come risposta, la gente di Calabria coltiva le querce della partecipazione “civica”, senza bandiere e senza tessere… Staremo a vedere…