[photopress:08zs6.jpg,thumb,alignleft] E’ davvero un Natale indimenticabile, questo. Dire che il 2008 chiude col botto, è poco. Non voglio tediare gli amici del blog, che ringrazio tutti per la loro appassionata partecipazione alle nostre discussioni, questo è post natalizio, di auguri. Una pausa serve, un brindisi per Capodanno pure. Alziamo i calici, allora. E guardiamo avanti con un po’ di ottimismo. “Ecco il “berlusconiano” che instiste – direte… – anche a Natale”. No, tranquilli, Berlusconi c’entra e non c’entra.  I fatti che m’inducono all’ottimismo sono diversi.

Il primo è che finalmento è crollato l’ultimo “muro di Berlino”: quello della “superiorità morale” della sinistra mettendo fine al grande equivoco che ha avvelenato la politica italiana da Tangentopoli in avanti. Non è poco, perché obbliga tutta la classe politica (di prima, seconda, terza e ultima fila… a seconda delle poltrone occupate) a fare finalmente una riflessione seria. Le inchieste napoletane, la vicenda abruzzese, la Basilicata, la questione fiorentina e quello che potrà ancora saltare fuori a Roma e dintorni, potrebbero accelerare il cambiamento. Non subito, credo, anche perché a giugno si voterà per europee e amministrative, ma poi vedrete che cambierà molto. Almeno lo spero. Soprattutto nel centro sinistra, ancora alle prese con il “grande equivoco” della leadership. Vedremo chi la spunterà fra Veltroni e dalemiani, vedremo se il Pd così com’è avrà ancora un futuro. Ma forse anche da quelle parti ci sarà un leader riconosciuto e saldo in grado di scegliere con nettezza fra dialogo con il governo e il Pdl o scontro. Con la conseguenza, in un caso o nell’altro, di condizionare in qualche misura anche l’atteggiamento della Cgil… E fare chiarezza sui rapporti con Di Pietro, altra nota dolente di un’alleanza spuria basata su una gamba, quella giustizialista, che ha in Tonino il solista che la impugna come clava prima di tutto proprio contro il Pd.

Poi ci sono le riforme istituzionali: presidenzialismo e federalismo si intrecciano, possono rappresentare (a seconda del modello, c’è chi preferisce il cancellierato alla tedesca) una svolta epocale e possono anche essere l’occasione vera per ridurre costi della politica e dello Stato. Voglio essere ottimista, su questo punto, anche se il no della Lega all’abolizione della Province non mi pare un bel gesto…).

Infine l’economia, la crisi. La vulgata propagandistica e certe analisi “semplicotte” in molti casi si riducono a uno slogan, ripetuto all’infinito: governo insufficiente, poteva fare di più… Lasciamo gli slogan all’opposizione (e io non sono fra quelli che ritengono importante ascoltare l’opposizione perché non è che abbia sempre torto su tutto), “con gli slogan non si mangia”, diceva mio nonno operaio alla Fiat di Marina di Pisa. Il governo sul fronte della crisi si è mosso con decisione, ha messo in campo investimenti, molti provvedimenti importanti e altri ancora ne prenderà, soprattutto sul versante sociale.

Ecco perché questo è un Natale indimenticabile e l’ottimismo degli italiani, la consapevolezza che il Paese può farcela, che non si ferma nonostante tutto, il rifiuto del qualunquismo di maniera sono davvero l’arma in più nei momenti difficili. Per chiunque sia al governo. Scrisse Giovanni Pascoli: “Chi è santo prega, ma chi fa è più santo”. Spero che tutti riescano a guadagnarsi un pezzetto di santità. Buon Natale e felice anno nuovo a tutti.