D’Alema, preavviso di sfratto a Veltroni
[photopress:RIFORME_.jpg,thumb,alignleft] Tanto tuonò che Massimo D’Alema (ri)uscì allo scoperto contro l’eterno avversario interno: Walter Veltroni. Con un preavviso di sfratto (dopo le elezioni amministrative e quelle europee?). Il partito democratico ormai è allo sbando (ma questa non è una notizia, ormai), logorato e indebolito prima spaccato poi dalle guerre per bande intestine e dalle “diversità” fra ex Ds ex prodian-uliviti ed ex della Margherita. Infine infilzato sul tema sensibilissimo della questione morale e della “diversità” rispetto al centrodestra e a Silvio Berlusconi. A Nord si pensa a un centro-sinistra autonomo e federato e il partito dei sindaci è in rivolta mentre i “cacicchi” portatori di voti a livello locale annusano l’aria pronti al salto della quaglia per appoggiare chi vincerà il braccio di ferro (sperando che non restino solo macerie…). E incombe lo spettro del tirono all’Ulivo prodiano, rivisto e corretto…
Così Massimo D’Alema è tornato all’attacco di Veltroni con un accusa politica pesante: “Il Pd non è governato”. “Anzichè demonizzare i miei convegni ci si doveva occupare di governare il partito”. Massimo, intervistato da Red tv, definisce “amareggianti” le polemiche interne di questi mesi al Pd, sottolinea che c’è “confusione, mancanza di responsabilità in diversi”, e a proposito della tregua fino alle europee invocata da Walter dice: “Io sono unilateralmente impegnato in questo da tempo”. Ma il presidente di Italianieuropei sembra ritenere soprattutto ingiusto il clima di astio riservato, a suo giudizio, alle ue iniziative degli ultimi mesi: “È stato sbagliato, anzichè affrontare i problemi del partito, alimentare una campagna
per cui il Pd si trovava in una situazione splendida tranne D’Alema, non capendo che le iniziative che abbiamo presoerano un contribuito per il partito che dovevano essere apprezzate e non demonizzate”. Quindi il messaggio: “Oggi è giusto chiamare a raccolta le maggiori personalità del partito per vedere cosa si può fare per rilanciarlo”. “Spero che il processo fondativo trovi un momento di rilancio con la conferenza programmatica. Io resto pronto, non ho ricevuto chiamate, sono disponibile”. Già, nessuna chiamata per Massimo… La farà Veltroni, o si sente davvero così forte da non farla? E D’Alema è davvero l’uomo giyusto per rilanciare il Pd, magari di nuovo aperto alla sinistra frammentata e distrutta (con i verdi) dalle ultime elezioni che l’hanno messa fuori dal parlamento?
E come riuscirà, Walter, a tenere unite le anime sparse, perse e divise del Pd che ormai pare solo un simulacro di partito? Perché mentre lo scontro si consuma fra gli ex Ds, il centro del partito potrebbe sfaldarsi clamorosamente. Rutelli, Letta, Parisi e gli ulivisti: chi lascerà per primo? Chi dirà addio senza rimpianti per un fallimento annunciato già il giorno dopo la sconfitta di Prodi? Pierferdinando Casini ha di nuovo battuto un colpo verso Rutelli e Letta (lanciato da Cesa, segretario dell’Udc): mettiamoci assieme… nel segno delle “alleanze di nuovo conio” evocate proprio da Rutelli. Insomma, lavori in corso per quello che Dellai, presidente della provincia di Trento, inventore della Margherita, chiama già Centro Riformatore.
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