[photopress:dipietro_1.jpg,thumb,alignleft] La domanda non è peregrina vista la piega che hanno preso le cose in questi ultimi giorni. Già, perché il segretario Dario Franceschini e quello dell’Idv, Antonio Di Pietro sono in gara nell’ardua gara elettorale che sembra un tappone dolomitico: scatta uno, allora scatta anche l’altro. Il traguardo: convincere gli elettori di centrosinistra (stando ai sondaggi sempre più delusi) a votarli. Votare o per l’uno o per l’altro, sia chiaro. In concorrenza, anche se fanno “pesca a strascico” nello stesso tratto di mare alla ricerca dello stesso pesce. La strategia? Identica e univoca. Dagli al Cavaliere. Del resto caso Mills, gossip su Noemi e volontà di Berlusconi di ridurre i parlamentari forniscono tutta la materia necessaria a una campagna elettorale che forse per la prima volta dal dopoguerra non aveva mai visto l’opposizione così fornita di argomenti concreti su cui battersi: perdente su tutto, con armi spuntate (rifiuti, terremoto, crisi economica, politica estera e quant’altro).  Così Dario e Tonino hanno scelto la comoda scorciatoia dei veleni da spargere qua e e là ad ampie mani e da seminare al vento (o venticello…?).
Ma non sono ancora alleati, può chiedersi qualcuno con una buona dose di ingenuità? Proprio no. Il “contrordine moralisti” lanciato da Di Pietro sul referendum è stato il segnale più clamoroso. Già, perché l’Idv lo ha promosso, quel referendum, ha raccolto le firme… Per poi dire: “Piace anche a Berlusconi, abbiamo sbagliato tutto… retromarcia e la faccia anche il Pd, come osa schierarsi con l’odiato Cav? Come osa fare il suo gioco?” E via attaccando e scavalcando il Pd,  fino a rispondere picche alla richiesta  di Franceschini perche Idv e Udc si unissero a lui in Parlamento contro Berlusconi. Ingenuo, Franceschini, che ha incassato due sonori no: da Di Pietro e da Casini (che ha risposto picche pure a Tonino con “non prende neppure un caffé”…). Così è proprio sull’antiberlusconismo che ora si gioca la partita finale fra Pd e Idv: con Dario che rischia di soccombere, tanto che D’Alema è sceso in campo per sostenerlo con diversi affondi conto il Cav dopo un lungo periodo di distaccato silenzio. Antiberlusconiani di tutta Italia unitevi e votate Pd, insomma (o chi preferisce, Idv purché sempre con dichiarata fede antiberlusconiana): ecco la campagna elettorale sui “contenuti”. Roba da politica-amarcord stile anni Sessanta-Settanta: ricordate gli slogan contro Fanfani e la Cia? o la campagna contro contro il presidente Leone? C’è del metodo, un filo rosso che non si è mai spezzato, ieri come oggi. Solo che stavolta il gioco rischia di non funzionare: alla fine per qualcuno i conti non torneranno e il Pd potrebbe fare la fine dei polli di Renzo.

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