[photopress:z_pietros.jpg,thumb,alignleft] Antonio Di Pietro e il suo partito, l’Italia dei valori, finiscono nel “mirino” di Micromega, la rivista diretta Paolo Flores d’Arcais, che rivolge dieci domande ai parlamentari dell’Idv. Domande su etica politica e coerenza rispetto a quanto detto da Antonio Di Pietro, con l’occho alla democrazia interna e al “partito dei magistrati”, ma anche… al leader dell’Idv, con annessa richiesta di scegliere il nuovo segretario con le primarie.

A porre le domande, due collaboratori di Micromega: Salvatore Borsellino (fratello di Paolo, morto nella strage di via D’Amelio) e il giornalista e scrittore Andrea Scanzi. Persone -scrive nella premessa del direttore – che hanno storie “diversissime”, ma che pur nutrendo speranze nell’apporto dell’Idv nel rinnovamento dell’opposizione “ritengono che dai vertici del partito fin qui risposte sufficientemente chiare non siano arrivate”. Secondo Borsellino, in particolare, le affermazioni di Di Pietro ci sono problemi non risolti in merito alle candidature e non è sufficiente l’affermazione che solo 32 eletti provengono da esperienze politiche precedenti perché molti “dimostrano, se non altro, una spiccata tendenza all’opportunismo e al trasformismo”. Bisogna quindi assicurare ai giovani che si riconoscono nel movimento delle “Agende Rosse” che l’Idv sia davvero il partito della giustizia, della legalità, della società civile. Infine viene chiesto ai parlamentari se non ritengano che occorre “dare una ulteriore spinta alla ‘democratizzazione’ interna” prevedendo l’elezione del segretario tramite “primarie”.

Andrea Scanzi chiede che scatti una vera “appartenenza” all’Idv che invece “oggi è diventato il privilegiato approdo di molti delusi da sinistra, più per demeriti altrui che per meriti propri”. L’immagine del partito, poi, coincide con Di Pietro e De Magistris, entrambi ex magistrati: “E’ normale o piuttosto il segnale che il ‘giustizialismo’ può diventare un assillo, quasi una devianza patologica?”. Scanzi sottolinea anche “il fastidio” con cui l’Idv ha accolto l’inchiesta di MicroMega sulla questione morale nel partito, che pure indica il tema come centrale nella politica: “Non è per questo particolarmente sbagliato minimizzare i problemi interni (per quanto inferiori alla media)? Non avvertite l’esigenza di dimostrare che le Sonia Alfano e i Gianni Vattimo non erano specchietti per le allodole?”. Infine: “L’Italia dei Valori prospera per la risibile debolezza del Pd e perché il bipolarismo italiano è drammaticamente atipico: non centrosinistra e centrodestra, ma berlusconiani e antiberlusconiani” ma, conclude, “cosa farà l’Italia dei Valori quando Berlusconi non ci sarà più? Non è un partito che, paradossalmente, per prosperare ha bisogno anzitutto del Nemico?”.
Scontro tutto interno alla sinistra, questo, segnale delle contraddizioni sempre più forti che scuotono l’Idv, segnato da tempo dalle polemiche interne sullagestione del partito, dal braccio di ferro fra Di Pietro e De Magistris, dall’insofferenza per le uscite e il toni forti di Tonino. Che qualche problema evidentemente ce l’ha se anche dall’esterno si cerca di condizionare la linea del partito fra spinte giustizialiste ed “entrismo”.

Intanto c’è chi se ne va deluso E’ stata ufficializzata l’uscita dall’Italia dei valori di 23 esponenti molisani del partito, tra i quali il senatore Giuseppe Astore (ex coordinatore regionale dell’Idv), il consigliere regionale Massimo Romano e Erminia Gatti (candidata alle Europee). La decisione è successiva all’annuncio dell’ingresso nell’Idv di diversi ex iscritti al Pd che sono stati recentemente espulsi dal partito di Bersani. “Rivendichiamo il coraggio – hanno spiegato i dissidenti – di aver assunto una pur dolorosa decisione di coerenza. E lo facciamo innanzitutto per rispetto dei nostri elettori, ai quali abbiamo raccontato che Italia dei valori rappresentava una speranza: eravamo in campo per un ricambio della classe dirigente, per un rinnovamento della politica e del modo di concepire la cosa pubblica, per una alternativa di uomini e di costumi, non certo per offrire un approdo agli itineranti della politica che approdano oggi in quel partito che hanno avversato e contro il quale si sono scagliati, dopo averle tentate tutte (dapprima al Comune di Campobasso con ‘Nuova primavera democratica’, da ultimo le primarie del Pd) e dopo essere stati sonoramente bocciati dall’elettorato. Se agissimo per un puro calcolo opportunistico, non avremmo nessuna difficoltà a restare nella casa che abbiamo contribuito a costruire”.