Mentre il Pd era impegnato nella lotta contro i “rottamatori” Renzi e Civati un’altra coppia di rottamatori è entrata in azione a Milano, giocando pesante: quella Pisapia-Vendola. Nel capoluogo lombardo infatti, alle primarie del centrosinistra l’avvocato Giuliano Pisapia, ex parlamentare eletto come indipendente nelle liste di Rifondazione comunista, ha battuto senza se e senza ma con più di 5 punti di vantaggio il candidato del Pd, l’architetto-urbanista Stefano Boeri.

Inutile dire che il tonfo ha subito riacceso lo scontro nel Partito democratico a livello nazionale. Milano da sempre è laboratorio politico per eccellenza e anche stavolta è stato così. Non basta il “vinceremo” pronunciato a mezza bocca da Bersani a scacciare il fantasma che si è materializzato sotto la Madonnina. E Bersani lo sa bene. Anche perché c’è stato un crollo dei votanti rispetto alle primarie del 2005:  solo 67mila. E i vertici del Pd milanese sono dimissionari mentre Penati (ex presidente della Provincia) si è dimesso da capo della segreteria politica di Bersani. Una sconfitta che ilsegretario del Pd cerca di esorcizzare chiedendo a Pisapia di “andare oltre il centrosinistra”. Facile a dirsi (l’invito è stato raccolto da Pisapia che cerca subito di smarcarsi dai giochi romani  nel centrosinistra) ma la vittoria dell’uomo appoggiato da Vendola e dal Sel, incoronato come l’anti-Moratti alle prossime elezioni comunali, ha spostato gli equilibri più a sinistra. Allarmando i cattolici del Pd: dalla Bindi a Fioroni… all’Udc, che è in giunta con un assessore. Tanto che Savino Pezzotta parla di “candidato non condivisibile”  e di necessità di creare una “solida alternativa, che vada oltre gli schemi superati di centrodestra e centrosinistra”.  Già perché tutti guardano al partito di Casini e a un vagheggiato terzo polo centrista che comprenda anche Futuro e Libertà e l’Api rutelliana, magari con l’ex sindaco Gabriele Albertini in campo contro Letizia Moratti,  Pdl e Lega.

Sarebbe di fatto un’inedita alleanza anti morattiana tra destra-centro-sinistra. Si spera nel cavallo di Troia, insomma, per andare al ballottaggio e poi avere qualche possibilità… Alchimie politiche, manovre, riposizionamenti che vedono il Pd perdente su tutta la linea, con il popolo milanese dell’ex Balena rossa sconcertato e confuso che per sperare di battere la Moratti si trova a dover correre “in parallelo” con un “papa straniero” (evocazione di veltroniana memoria…) transfuga dal centrodestra o espresso da Casini se prenderà corpo questo terzo polo meneghino.

Intanto Nichi Vendola (che ha preso in mano il pallino) chiude la porta a ogni ipotesi di alleanza con gli uomini di Fini: alleanza al centro si ma non con i finiani, ovvero modello Puglia anche per Milano.  Parola di Nichi. Con il Pd che subisce il ritorno della sinistra e l’iniziativa politica di Vendola, il vero rottamatore – per ora – del più grande partito d’opposizione che in tre anni ha cambiato tre segretari: Veltroni, Franceschini e Bersani.

Forse Bersani, declamando in tv i valori della sinistra nella saga delle buone intenzioni davanti a un serioso Fabio Fazio, nel duetto dei monologhi con Fini,  che ricordava tanto il ritornello della  canzone di Gaber “ma cos’è la destra, cos’è la sinistra…” si chiedeva “ma cos’è il Pd…”