L’ultima evoluzione di Fini: parla come Di Pietro
Gianfranco Fini ha varcato il suo personale Rubicone, Futuro e libertà diventa partito e inizia la traversata nel deserto verso la Santa alleanza che l’opposizione anti Berlusconi sta tentando di mettere in piedi per arrivare in un modo o nell’altro al ribaltone.
Operazione – quella che di un’alleanza costituente, termine che piace all’ex dc Casini – che secondo Fini parte da una premessa: la collocazione di Fli nasce “per non ammainare la vera bandiera del Pdl”, perché rimane ancorato ai valori della destra…
In realtà quello che è andato in scena in Fieramilano è il solito Fini-show che pur di far fuori Silvio Berlusconi offre platealmente la sponda (o la stampella) se preferite, ai magistrati, al centrosinistra, ai giustizialisti, al presidente della Repubblica che “avverte” il Cav che il voto anticipato potrebbe essere alle porte… (naturalmente Napolitano invita tutti ad abbassare i toni, cosa che Fini altrettanto non fa. Il repertorio di Gianfranco nei confronti del Cavaliere è infatti more solito aspro, tagliente, a volte irridente. Nulla di nuovo, su questo fronte. Attacco alla Lega e a Bossi incluso.
Colpiscono invece i toni “dipietristi” usati da Fini per schierarsi a fianco della magistratura (tacendo sull’affaire della casa di Montecarlo). E’ l’ultima capriola del leader del Fli per parla come Di Pietro. I giustizialisti trovano così un nuovo alleato che quando dice: non si parla più di terzo polo ma di “bipolarismo degno”, pensa in realtà a come far digerire a un elettorato assottigliatosi paurosamente e drammaticamente nei sondaggi, la svolta di una “nuova” destra pronta ad allearsi con centristi e sinistra, con Pd e e Vendola con un unico punto programmatico all’ordine del giorno: abbattere Berlusconi e destrutturare il Pdl.
L’ex missino almirantiano alleato con ex dc, ex pci e caravanserraglio al seguito. Mossa (o giravolta) politica ardita che vede Fini più vicino al Di Pietro-pensiero nel gioco della Santa alleanza: giustizialismo di destra e giustizialismo di sinistra che potrebbe presto culminare in un incontro fra i due leader. E aiuterebbe l’Idv nel braccio di ferro con il Pd e con chi vorrebbe tener fuori Tonino, “includendo” il solo Vendola. Fini la pensa come D’Alema: tutti nel caravanserraglio, pur di far fuori l’odiato Silvio. Poi si vedrà… E tira dritto anche se nel Fli si apre subito una frattura grave sulle poltrone, tra falchi e colombe, che potrebbe portare ad altre lacerazioni.
Intanto Gianfranco, nominato presidente dell’assemblea del Fli (dal cui palco ha arringato anche come presidente della Camera), ha rinunciato alla carica perché – ha ribadito – non lascerà lo scranno di Montecitorio. Un formalismo inutile per nascondere la Grande Anomalia della terza carica dello Stato, il super partes, che guida un partito d’opposizione… Anomalia che cerca inutilmente di mascherare con una boutade: “Dimettiamoci io e Berlusconi e si voti”. Già perché per il neo dipietrista Fini la volontà popolare è un optional.