Nell’era dei professor Mario Monti e dei “tecnici” al governo fra nuove tasse, riforme stop and go, forconi e partiti in caduta di consensi, l’idea di trasformare gli italiani in spioni fiscali, delatori a pagamento (leggi l’articolo di Claudio Borghi), mi hanno colpito altre due “cosucce”. La prima è quella del “taglio” con il trucco dello stipendio dei deputati che in realtà mantengono lo stesso emolumento ma hanno cassato l’aumento che avrebbero dovuto percepire, rinunciando a 700 euro in più (1.300 netti), che a questo punto ha davvero poco anche di simbolico, visto che alla fin fine diventa una sorta di partita di giro come spiega Emanuela Fontana (leggi l’articolo) e viene percepita come tale dagli italiani e che contribuisce ad alimentare i sentimenti anti casta (per non parlare della vicenda dell’ ex tesoriere della Margherita Lusi, ora senatore del pd, che ha “imbucato” 13 milioni di euro di rimborsi elettorali della Margherita imbarazzando Bersani, Rutelli ed ex compagni di partito e che il Pd ha espulso dal gruppo di Palazzo Madama) . La seconda, di pochi giorni fa, alla quale ho fatto cenno in una risposta nel post precedente, riguarda invece l’ipotesi di imporre nuovi ticket sulla sanità per far fronte ai buchi senza fine.  Ovviamente – come per le nuove tasse ammantate di equità, l’operazione “avanti con i ticket” compare all’interno di un “Patto per la Salute” di durata biennale che dovrebbe essere sottoscritto da governo e Regioni.

Insomma, dopo l’arrivo  dei ticket delle manovre precedenti con la solita facoltatività o meno lasciata alle Regioni che in realtà non hanno fatto rinunce in merito…, la Commissione salute delle suddette ha elaborato una serie di proposte  che prevedono – se andranno in porto –  ticket su: pannoloni e ossigeno terapeutico a domicilio, su prodotti per i diabetici, su cibi per chi è celiaco e pure sulle protesi. L’ipotesi – sarà discussa l’8 febbraio – prevede di introdurre quindi altri costi aggiuntivi per i soliti noti. Si pensa a una sorta di “sanitometro” per questi malati cronici, modulando la tassa che aggraverebbe ancor di più i bilanci familiari (ancora bòtte al ceto medio) e tra le ipotesi in ballo c’è pure quella di innalzare l’età per le esenzioni dei ticket da 65 a 70 anni. Manca la tassa sui ricoveri, ma anche questa forse è allo studio. Peggio per chi ha la sfortuna di essere colpito da una malattia invalidante… (dall’alzhaimer al diabete e via elencando). Già, perché il pozzo senza fondo della sanità italiana gestita dalle Regioni continua a ingoiare risorse, quindi… Vedremo come finirà, mentre il presidente della Conferenza delle regioni, Vasco Errani si affretta a precisare – anche il relazioni all’abbassamento dell’età pediatrica da 14 a 6 anni – che “le ipotesi circolate sono dunque diverse opzioni predisposte a livello tecnico ed istruttorio che non hanno avuto neanche un primo vaglio da parte degli Assessori alla Salute, nè tantomeno hanno rappresentato la base della discussione all’interno della Conferenza delle Regioni”.

E se è vero, come dice il presidente Napolitano, che l’Italia deve uscire dalla crisi più “sobria e più giusta”, è anche vero che sulla strada della sobrietà e della giustizia deve ancora essere fatta molta strada e serve più coraggio, come ha ribadito il Capo dello Stato: “C’è molto conservatorismo e molta continuità. Siamo alle prese con una riforma del Parlamento, si parla del superamento del bicameralismo perfetto, e non sarà facile venirne fuori nonostante appelli e sollecitazioni”. Che ha aggiunto: “Anche dal livello regionale in giù  ci sono entità che si sono sovrapposte e accavallate, c’è molto ritardo nell’affrontare questa situazione. C’è il tema delle Province: occorre fare un punto e scegliere una strada. Forse avremmo fatto bene a sceglierla 42 anni fa quando vennero eletti i Consigli regionali, quello era il momento per rivedere altre questioni istituzionali, ora bisogna mettere bene a fuoco il problema e risolverlo con razionalità”. Già perché il debito pubblico monstre non si riduce solo a colpi di ticket.

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