Le piccole imprese e le promesse di Monti
La giornata di mobilitazione nazionale di Rete Imprese Italia, l’associazione che riunisce Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti, è stata un vero “Pmi Day” fra protesta e proposta lanciata dal grande mondo delle piccole e medie imprese, spina dorsale dell’economia reale, alle prese con una crisi durissima fra tasse, stretta creditizia, crollo dei consumi, chiusura di aziende e negozi (“mille al giorno” secondo Unioncamere).
Trentamila imprenditori si sono mobilitati – è la prima volta – in 80 città per chiedere a chi guiderà l’Italia nella prossima legislatura di chiudere con la politica del rigore inflitta al Paese dal governo Monti imboccando la strada della crescita e la mobilitazione si è incrociata con gli ultimi dati Istat che la dicono lunga sul perché si è arrivati al “Pmi Day”: gli aumenti medi dei salari sono precipitati ai livelli del 1983, i prezzi nel 2012 sono aumentati il doppio dei salari e la fiducia dei consumatori è scesa al livello del 1996…
Il mondo delle imprese e delle professioni di commercio, artigianato, trasporti, turismo, servizi si è unito intorno a una sola parola d’ordine: “La politica non metta in liquidazione le imprese“. Presa di posizione forte contro il partito trasversale del rigore che ha aggravato la crisi e su ripresa e sviluppo finora ha fatto e detto poco o niente, salvo rettificare il tiro in campagna elettorale…
“Siamo qui per dirlo tutti insieme e a gran voce: senza impresa non c’è futuro, senza impresa non c’è salvezza dell’Italia”, ha detto il presidente Carlo Sangalli nel suo intervento. E se è “bene” aver messo in sicurezza i conti pubblici, “con il solo rigore al passo di carica non si va lontano e senza crescita è difficile far quadrare gli stessi conti pubblici”. Il livello record di pressione fiscale “fiacca, indebolisce drasticamente investimenti e consumi e ci fa chiedere la definitiva archiviazione di un ulteriore incremento dell’Iva, ennesima controproducente doccia gelata per la ripresa”. “Chiediamo un Paese normale – ha aggiunto Sangalli – e la nostra richiesta si rivolge alla politica. È una richiesta esigente e severa… Chiediamo parole di verità sui tempi difficili che ancora ci attendono, impegni puntuali e coerenza. Vigileremo perché non ci siano programmi stagionali e anche se siamo ancora in periodo di saldi, diciamo che su questo non faremo sconti a nessuno…“.
E’ l’agenda delle Pmi che dicono basta ai “tempi biblici di pagamento delle pubbliche amministrazioni”; alla pressione fiscale al 56%; chiedono certezza del diritto e giustizia civile tempestiva; infrastrutture e servizi pubblici efficienti; costi energetici europei; “chirurgia ricostruttiva” della spesa pubblica e dell’azione di contrasto e recupero di evasione ed elusione per la progressiva riduzione della pressione fiscale”; “decise dismissioni di patrimonio pubblico per abbattere il debito; nuovo apprendistato e formazione continua; flessibilità governata e contrattata; contrasto del lavoro nero e riduzione del cuneo fiscale e contributivo; riduzione dell’Irap; la revisione del criterio utilizzato per il reddito di impresa dei soggetti Irpef; l’esclusione dall’Imu gli immobili strumentali all’attività d’impresa; la revisione del sistema di riscossione coattiva; la ridefinizione della Tares. Condizioni che si legano a un diverso modo di far crescere l’impresa diffusa: produttività, accesso al credito, innovazione, export, internazionalizzazione.
E proprio mentre si svolgeva il “Pmi Day” il professor Mario Monti si è sbilanciato ancora una volta sul fronte delle promesse elettorali: “Presenteremo un piano per ridurre il gettito di Imu, Irap e Irpef. Per l’Imu detrazione da 200 a 400 euro, detrazioni per figli a carico fino a 800 euro, Irap ridotta dal 2014, meno Irpef dal 2014, a partire dai redditi medio bassi”. E’ il professore in veste politica, non “tecnica”, quello che ha parlato con l’occhio attento ai messaggi arrivati dal mondo delle Pmi che non vogliono programmi “stagionali”, nello stile usa e getta di chi è solo a caccia di voti.
E su questo terreno la vita per il professore e per chi lavora per l’alleanza di governo fra centristi montiani e sinistra del ticket Bersani-Vendola, si fa davvero dura. Più che salire in politica pare che Monti stia scendendo a terra, a livello della dura realtà dell’economia reale, delle imprese, delle famiglie, dei consumatori. E il Monti politico che smentisce il Monti “tecnico” non piace al Pd. Ecco qualche “stroncatura”. Francesco Boccia: “Sulle tasse è sempre più incoerente”. Vannino Chiti: “Miracolo delle elezioni: ancora a dicembre il presidente Monti si opponeva alla riduzione delle tasse affermando che non lo consentiva la situazione finanziaria del Paese. I primi di gennaio raccomandava una campagna elettorale seria, sobria, senza promesse al vento e demagogia. A fine gennaio annuncia senza freni riduzione di Imu, Irpef, Irap…”. Anna Finocchiaro rincara la dose: “Forse il Presidente del Consiglio ha perso il senso della misura”.
E sul fronte opposto Silvio Berlusconi è lapidario: “Sia le promesse della sinistra sia quelle di Monti sono soltanto chiacchiere: perchè mai gli italiani dovrebbero credere a questo signore che ha tassato tutto il tassabile e che ha detto solo un mese fa che se si fosse tolta l’Imu sarebbe dovuta arrivare addirittura un’Imu doppia? Oggi Monti si smentisce da solo”.
Quel “niente sconti né programmi stagionali” di Sangalli evidentemente pesa e peserà…