“Siamo tutti insieme una squadra, la squadra Italia che cerca di far sì che Milano capitale d’Europa non sia uno slogan”. Mi ha colpito questa frase pronunciata dal presidente del Consiglio Enrico Letta a Milano nella sede di Expo 2015 dove ha firmato il decreto per l’attesa legge speciale e la nomina dell’amministratore delegato Giuseppe Sala a commissario unico, un manager che è “punto di riferimento insostituibile”.

A ribadire quale sia a portata dell’impegno, Letta ha sottolineato che si tratta di un “gesto importante con cui vogliamo dare un segno perché il successo dell’Expo è una delle priorità del governo” per il quale  ci sarà anchel’impegno personale del premier, oltre a quello del sottosegretario Maurizio Martina che ha una delega ad hoc. Ed è una scelta che “tutto il paese sostiene e per noi rappresenta una delle cartine di tornasole per la riuscita di questo governo”.

Sta qui il senso, dopo il tour europeo, dell’arrivo del premier a Milano per la prima uscita “in casa”. E ancora: “Questa vicenda ha una fortuna: ha una scadenza, e per noi italiani è sempre meglio. Faremo il nostro meglio perché la scadenza sia rispettata. Expo è uno snodo attraverso il quale il Paese può agganciare la ripresa“. Facendo leva proprio sulla squadra Italia, costruendo attorno all’Expo un modello bipartisan in grado valozzare e unire le eccellenze del made in Italy, palcoscenico mondiale attraverso il quale declinare agroindustria, mondo delle imprese, innovazione e tecnogica, cultura e turismo attraverso un impegno coeso e credibile che sia insieme un atto di concretezza verso il Paese e un esempio di unità d’intenti per vincere una sfida che non è di parte ma appartiene a tutti e nella quale tutti devono impegnarsi.

Non è un caso se assieme al presidente del Consiglio c’erano tre ministri direttamente coinvolti in Expo: Nunzia Di Girolamo (Agricoltura), Massimo Bray (Cultura e Turismo), Maurizio Lupi (Infrastrutture). Ed erano presenti il presidenti della Ragione Lombardia Roberto Maroni e il sindaco di Milano Giuliano Pisapia ai quali il premier si è rivolto con queste parole: “Expo non termina nel 2015 ma tutto ciò che avverrà lì deve avere anche un futuro, per la Lombardia e per Milano. La presenza di due personalità alle quali voglio rivolgere parole personali di grandissimo apprezzamento, stima e fiducia è la garanzia e il punto di riferimento per il lavoro efficace per l’obiettivo. La criminalità organizzata e le mafie non pensino che questa possa essere un’occasione per loro per avere mano libera – ha ammonito -. Avremo una vigilanza doppia, tripla, quadrupla. Saremo duri e inflessibili anche per evitare un danno di immagine dell’Italia. E la  storia di Maroni e Pisapia è fatta di contrasto alla criminalità e alla mafia”.

Enrico Letta è andato oltre ricordando che nell’incontro che avrà assieme al ministro degli Esteri Emma Bonino, solleciterà il sottogretario John Kerry rispetto alla partecipazione degli Stati Uniti ad Expo. “È mia intenzione individuare forme per rafforzare la collaborazione con la Cina – ha aggiunto, perché – che sarà una delle chiavi del successo dell’Esposizione Universale”.

Governo impegnato su tutti fronti, dunque, ma non solo, perché la squadra Italia dovrà coinvolgere tutte “le migliori energie del Paese”, da tutti gli ex presidenti del Consiglio a partire da Romano Prodi a chi, come l’ex sindaco di Milano Letizia Moratti, hanno svolto un ruolo importante nella nascita di Expo. Cosa che, ha detto Letta, “farò personalmente”.

“Queste grandi manifestazioni sono un’opportunità per un paese per guardare al futuro. Non vince il centrodestra o il centrosinistra, vince o perde l’Italia. Se fallisce Expo, fallisce una grande opportunità per il Paese – ha detto il ministro Lupi -. Questa è la grande opportunità per l’Italia di dimostrare di essere al centro e al cuore dell’Europa e del mondo. Di farlo con l’intelligenza, il cuore e la volontà di noi italiani”.
Ecco il senso della squadra Italia che dovrà giocare per Expo e per il Paese. E fare l’impresa.

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